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Cronaca

Arrestato in Svizzera Oscar Pecorelli, latitante del clan Lo Russo

La lunga latitanza di Oscar Pecorelli, 46 anni, esponente di primo piano del gruppo criminale omonimo legato al clan camorristico Lo Russo, si è conclusa oggi. Pecorelli è stato catturato nella città di Sion dalla Polizia di Stato italiana in collaborazione con la Polizia cantonale svizzera, in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso sette mesi fa. Il boss, già sfuggito alla cattura lo scorso giugno, sarà ora estradato in Italia, dove lo attende un processo per numerosi reati di stampo mafioso. L’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Napoli, rappresenta un tassello fondamentale nell’inchiesta che, dal febbraio 2021 al 2022, ha permesso di ricostruire l’organizzazione interna e le attività criminali dei gruppi Pecorelli e Scognamiglio, entrambi legati al clan Lo Russo. La rete investigativa, tessuta dagli agenti della Squadra Mobile di Napoli e del Commissariato di Scampia, ha visto la collaborazione della Direzione centrale della Polizia criminale, del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e del Servizio Centrale Operativo. Pecorelli è accusato di una lunga serie di crimini, tra cui associazione mafiosa, omicidi, lesioni, estorsioni, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, oltre a traffico di stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso. Il gruppo Pecorelli, in conflitto con la fazione degli Scognamiglio, ha contribuito a una violenta faida per il controllo dei quartieri napoletani di Miano, Chiaiano, Piscinola e Marianella. Tra gli episodi più gravi attribuiti al clan si contano omicidi efferati come quello di Salvatore Milano, figura storica del clan Lo Russo, ucciso il 22 aprile 2021, e di Antonio Avolio, assassinato il 24 giugno dello stesso anno. Violente azioni intimidatorie, note come “stese”, sono state condotte tra giugno e agosto 2021, con esplosioni di colpi d’arma da fuoco in aree pubbliche per affermare il dominio sul territorio.

Le indagini hanno portato alla luce la militarizzazione delle azioni del clan, che si è spinto fino a un’incursione in un ospedale pubblico, il Monaldi di Napoli, per questioni legate alla compravendita di posti di lavoro. Tra gli altri episodi documentati, l’aggressione a dipendenti ospedalieri, estorsioni ai danni di commercianti e il ritrovamento di un arsenale di armi comuni e da guerra, elemento centrale della capacità intimidatoria del gruppo. La faida tra i gruppi Pecorelli e Scognamiglio aveva generato un forte allarme sociale nei quartieri interessati, trasformati in teatri di omicidi e atti intimidatori. La cattura di Pecorelli rappresenta una risposta significativa da parte dello Stato, che ha dimostrato di poter colpire le articolazioni della criminalità organizzata anche oltre i confini nazionali.

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