Addio a Roberto De Simone, genio della cultura e delle tradizioni napoletane
La musica, il teatro e la cultura popolare italiana piangono la scomparsa di Roberto De Simone, poliedrico maestro dell’arte partenopea. Il celebre musicologo, compositore, regista e intellettuale è morto domenica 6 aprile, all’età di 91 anni, nella sua casa di via Foria a Napoli. Al suo fianco, negli ultimi momenti, la sorella Giovanna e il nipote Alessandro.
La città di Napoli rende omaggio a una delle sue figure più rappresentative con la camera ardente allestita al Teatro di San Carlo a partire da martedì 8 aprile. I funerali si terranno mercoledì 9 aprile alle ore 16 presso il Duomo di Napoli, celebrati dal cardinale Domenico Battaglia. Disposto il lutto cittadino: bandiere a mezz’asta e commozione collettiva per la perdita di un simbolo. Roberto De Simone è stato molto più che un artista. Nato nel 1933, ha attraversato il Novecento e il nuovo millennio come custode e interprete appassionato dell’anima popolare della Campania. Dopo un ricovero per complicanze respiratorie lo scorso gennaio, le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi mesi. La sua carriera è costellata di incarichi prestigiosi e opere rivoluzionarie. Direttore artistico del Teatro San Carlo dal 1981 al 1987 e direttore del Conservatorio San Pietro a Majella dal 1995 al 2000, è stato nominato Accademico di Santa Cecilia nel 1999. Ma la sua grandezza ha sempre superato i ruoli istituzionali. Dagli anni Sessanta in poi, De Simone ha dato nuovo impulso allo studio e alla riscoperta delle tradizioni orali e scritte della cultura campana. Fondamentale fu l’esperienza con la Nuova Compagnia di Canto Popolare, con la quale riuscì a ridare voce, corpo e dignità a canti e ritualità antiche, reinterpretandoli in chiave contemporanea.
Tra le sue opere più celebri, *La Gatta Cenerentola* (1976), considerata un capolavoro assoluto del teatro musicale del Novecento. Ispirata alla fiaba seicentesca di Giambattista Basile, l’opera unisce melodramma, opera buffa e musical barocco in una Napoli magica e popolata da figure folkloriche come i munacielli e i femmenielli. Il debutto a Spoleto, al Festival dei Due Mondi, sancì il successo internazionale di De Simone. Indimenticabile anche la sua versione de *La Cantata dei Pastori*, interpretata da Peppe e Concetta Barra, che fonde sacro e profano in un affresco teatrale potente e suggestivo. Il suo repertorio compositivo include il *Requiem per Pier Paolo Pasolini* (1985), *Populorum Progressio* (1994), *Il Canto de li Cunti* (1990), e *Eleonora*, dedicata alla rivoluzione napoletana del 1799. Collaborò anche con Edoardo Bennato nell’album *Non farti cadere le braccia* e firmò regie liriche in tutto il mondo per opere di Mozart, Verdi, Rossini e Pergolesi.
Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha definito De Simone “un magnifico cantore dei sentimenti più profondi della cultura napoletana”, mentre il sindaco Gaetano Manfredi ha ricordato con commozione l’omaggio al maestro durante il Capodanno 2023. “Napoli perde un riferimento culturale che ha saputo portare la nostra città nel mondo”, ha dichiarato. Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha reso omaggio al maestro su X: “Ha dato voce alle radici profonde del nostro Paese con genialità e rigore”. Anche lo scrittore Maurizio De Giovanni ha voluto ricordarlo: “Grazie per esserci stato. E grazie soprattutto per essere stato napoletano”. L’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo (AGIS) ha sottolineato la sua capacità di innovare e sperimentare, definendolo una guida per generazioni di artisti. Sandro Ruotolo ha ribadito l’impegno a portare avanti il suo insegnamento, mentre Antonio Bassolino ha definito *La Gatta Cenerentola* una “straordinaria eredità culturale e civile”.
Roberto De Simone non è stato solo un artista: è stato un ponte tra passato e futuro, tra il sacro e il profano, tra il popolare e l’alto. Con la sua scomparsa, si chiude una pagina fondamentale della storia culturale italiana. Ma la sua musica, il suo teatro, la sua voce continuano a vivere. E Napoli, con gratitudine e orgoglio, non lo dimenticherà mai.
La città di Napoli rende omaggio a una delle sue figure più rappresentative con la camera ardente allestita al Teatro di San Carlo a partire da martedì 8 aprile. I funerali si terranno mercoledì 9 aprile alle ore 16 presso il Duomo di Napoli, celebrati dal cardinale Domenico Battaglia. Disposto il lutto cittadino: bandiere a mezz’asta e commozione collettiva per la perdita di un simbolo. Roberto De Simone è stato molto più che un artista. Nato nel 1933, ha attraversato il Novecento e il nuovo millennio come custode e interprete appassionato dell’anima popolare della Campania. Dopo un ricovero per complicanze respiratorie lo scorso gennaio, le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi mesi. La sua carriera è costellata di incarichi prestigiosi e opere rivoluzionarie. Direttore artistico del Teatro San Carlo dal 1981 al 1987 e direttore del Conservatorio San Pietro a Majella dal 1995 al 2000, è stato nominato Accademico di Santa Cecilia nel 1999. Ma la sua grandezza ha sempre superato i ruoli istituzionali. Dagli anni Sessanta in poi, De Simone ha dato nuovo impulso allo studio e alla riscoperta delle tradizioni orali e scritte della cultura campana. Fondamentale fu l’esperienza con la Nuova Compagnia di Canto Popolare, con la quale riuscì a ridare voce, corpo e dignità a canti e ritualità antiche, reinterpretandoli in chiave contemporanea.
Tra le sue opere più celebri, *La Gatta Cenerentola* (1976), considerata un capolavoro assoluto del teatro musicale del Novecento. Ispirata alla fiaba seicentesca di Giambattista Basile, l’opera unisce melodramma, opera buffa e musical barocco in una Napoli magica e popolata da figure folkloriche come i munacielli e i femmenielli. Il debutto a Spoleto, al Festival dei Due Mondi, sancì il successo internazionale di De Simone. Indimenticabile anche la sua versione de *La Cantata dei Pastori*, interpretata da Peppe e Concetta Barra, che fonde sacro e profano in un affresco teatrale potente e suggestivo. Il suo repertorio compositivo include il *Requiem per Pier Paolo Pasolini* (1985), *Populorum Progressio* (1994), *Il Canto de li Cunti* (1990), e *Eleonora*, dedicata alla rivoluzione napoletana del 1799. Collaborò anche con Edoardo Bennato nell’album *Non farti cadere le braccia* e firmò regie liriche in tutto il mondo per opere di Mozart, Verdi, Rossini e Pergolesi.
Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha definito De Simone “un magnifico cantore dei sentimenti più profondi della cultura napoletana”, mentre il sindaco Gaetano Manfredi ha ricordato con commozione l’omaggio al maestro durante il Capodanno 2023. “Napoli perde un riferimento culturale che ha saputo portare la nostra città nel mondo”, ha dichiarato. Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha reso omaggio al maestro su X: “Ha dato voce alle radici profonde del nostro Paese con genialità e rigore”. Anche lo scrittore Maurizio De Giovanni ha voluto ricordarlo: “Grazie per esserci stato. E grazie soprattutto per essere stato napoletano”. L’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo (AGIS) ha sottolineato la sua capacità di innovare e sperimentare, definendolo una guida per generazioni di artisti. Sandro Ruotolo ha ribadito l’impegno a portare avanti il suo insegnamento, mentre Antonio Bassolino ha definito *La Gatta Cenerentola* una “straordinaria eredità culturale e civile”.
Roberto De Simone non è stato solo un artista: è stato un ponte tra passato e futuro, tra il sacro e il profano, tra il popolare e l’alto. Con la sua scomparsa, si chiude una pagina fondamentale della storia culturale italiana. Ma la sua musica, il suo teatro, la sua voce continuano a vivere. E Napoli, con gratitudine e orgoglio, non lo dimenticherà mai.

