(Video) Terra dei Fuochi: quale il giusto perimetro?
(Articolo: Daniela Giordano – Video: Carlo Maria Alfarano)
AIROLA (BN) – L’anno nuovo è partito subito con azioni concrete a sostegno della Terra dei Fuochi. Lo scorso dicembre è stato approvato il decreto che ha inserito per la prima volta il reato di combustione dei rifiuti nel panorama penale, stabilendo condanne detentive dai due ai sei anni, oltre alla necessità di perimetrare le aree agricole, così da riconoscere i terreni no-food da quelli sani per la coltivazione. In più, sono stati stanziati 600 milioni di euro per le bonifiche dei territori, che vanno a sommarsi ai 300 già promessi dalla Regione Campania. Il mese di gennaio è dunque decisivo perché il decreto si trasformi in legge, l’iter pare stia proseguendo in Parlamento.
È di ieri, infatti, la notizia che sia passato l’emendamento in Commissione Ambiente per l’impiego di massimo 850 unità dell’esercito in Campania “per operazioni di controllo e sicurezza del territorio prioritariamente finalizzate alla prevenzione dei delitti di criminalità organizzata e ambientale”. Che si è aggiunto a ulteriori fondi – 25 milioni di euro –, stanziati dal ministro alla salute Lorenzin, per avviare uno screening di massa sulla salute degli abitanti del territorio e istituire finalmente un registro tumori in Campania.
Per i Comitati campani, anche se si è trattato di un primo passo, il decreto presenta ancora gravi lacune perché non risolve l’emergenza da un punto di vista strutturale e non considera il problema degli sversamenti di rifiuti speciali.
È necessaria una mappatura reale del disastro ambientale. Il decreto parla di “zona al confine tra Napoli e Caserta”, ma ce ne sono altre in regione orrendamente interessate da discariche abusive e interramenti di rifiuti tossici e pericolosi. È la ragione per cui i cittadini della Valle Caudina hanno inviato una lettera aperta, ai sindaci dei propri comuni di residenza, per fare pressione ed entrare a pieno titolo nel perimetro di competenza della Terra dei Fuochi.
Lo scorso ottobre, infatti, nel Comune di Airola (Bn) sono stati scoperti fusti di vernice industriali gettati su un terreno agricolo, in località Trivolati. L’Arpac è intervenuta raccogliendo i rifiuti in un container, peraltro mal sigillato, e recintando l’area con una semplice rete di plastica sagomata. Recinzione caduta al primo colpo di vento, sul quale sono state viste anche pecore pascolare. L’odore acre dei solventi è ancora forte, a distanza di mesi.
Ma c’è di peggio. Poco distante, sempre Comune di Airola in località Ponte Schito, c’è un’area posta sotto sequestro giudiziario dal 2007. Si tratta di un terreno agricolo di circa 10 mila mq, nel quale sono state sversate sostanze pericolose per anni. Pare che la macchia nera dei fusti fosse visibile persino su Google Earth. Grazie all’allarme dei cittadini, che vivono a soli pochi metri, sono intervenuti i Nas (l’unità dei Carabinieri per la tutela della salute) di Napoli e Benevento che hanno bloccato tutto. L’area sembra un fermo immagine, uno screenshot di circa sette anni ormai. Due escavatori, un camper e diversi container, con la R di rifiuti pericolosi a lato, ma senza copertura alla sommità. Solo un manto d’erba che nel tempo è cresciuta.
Un museo dei veleni a cielo aperto, ma più di tutto, free entry. L’ingresso, infatti, è aperto a tutti, totalmente accessibile! Un cancello spalancato senza catenacci. Non c’è un cartello che segnali il sequestro dell’area, indichi le motivazioni e, ancor più, il pericolo di entrare in contatto con sostanze tossiche. Qualunque bambino potrebbe entrare a giocare. Tutto è fermo, immobile.
Quale, dunque, l’area da considerare nel decreto Ilva/Terra dei Fuochi? Quali i residenti degni di uno screening a ticket zero? La provincia di Benevento è ugualmente interessata dal disastro ambientale. Non solo la Valle Caudina. Ci sono le zone bagnate dal fiume Isclero, allo stesso modo inquinate per l’alto tasso di mercurio trovato nelle acque. Così come è accertato ci siano altre discariche abusive intorno, nelle aree vicine a Telese e ai famosi vitigni, o a San Leucio del Sannio che confina con la mastelliana Ceppaloni. È necessario, quindi, un monitoraggio capillare per impedire che venga a formarsi una spiacevole divisione in serie A e serie B della Terra dei Fuochi.