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(Video) La protesta di un intero quartiere

(Servizio: Daniela Giordano – Montaggio video: Carlo Maria Alfarano)

L’Associazione “Cittadinanza Attiva in difesa per Napoli” ha indetto nella mattinata di ieri, sabato 23 marzo, in Piazza Trieste e Trento, una protesta contro l’imminente chiusura di via Caracciolo, a partire già dalla prossima settimana, in vista delle regate per l’America’s Cup che torneranno a Napoli il prossimo mese. Dal 16 al 21 aprile, infatti, la città sarà tappa finale dell’AC World Series 2013, il circuito che stabilisce quali team dovranno disputare, nel mese di maggio, la Louis Vuitton Cup nella Baia di San Francisco.

Cittadinanza attiva, associazioneA causa dei lavori di allestimento per il villaggio tecnico dei velisti, quindi, sarà chiusa al traffico veicolare via Caracciolo, nonostante l’impraticabilità della Riviera di Chiaia dopo il famoso crollo di parte di Palazzo Guevara di Bovino, lo scorso 4 marzo. I lavori di messa in sicurezza dell’area, e soprattutto del civico 72, procedono da quando è avvenuto il crollo, ma tecnici e ingegneri non riescono a dare un termine preciso della fine dei lavori e della riapertura al passaggio delle auto. Di conseguenza, con il coincidere della manifestazione velistica e la necessaria ri-chiusura del Lungomare, dalla settimana prossima sarà praticamente sbarrata la comunicazione est-ovest della città. Chi dovrà raggiungere il posto di lavoro dalla zona centro-ferrovia al quartiere Fuorigrotta, dovrà obbligatoriamente attraversare il lungo tratto via Foria-Salvator Rosa-Corso Vittorio Emanuele, con evidente impiego di maggior tempo e benzina. Inutile è stata la proposta di spostare il villaggio oltre la Villa Comunale, chiudendo il tratto più libero di via Nazario Sauro ed evitare così l’enorme disagio. Di qui, l’allestimento ieri mattina di un gazebo per la raccolta firme contro l’amministrazione e la proposta di boicottare i Tir dell’America’s Cup, con una cordata umana al loro arrivo giovedì mattina.

Alla manifestazione erano presenti anche rappresentanti degli sfollati di Riviera di Chiaia che poi, in serata, hanno organizzato un altro corteo di protesta, partito da largo Sermoneta, che ha paralizzato il traffico tra piazza Sannazaro e piazza della Repubblica. Sono circa 230 le persone sgomberate dalle case attorno Arco Morelli, che stanno alloggiando in due alberghi di Fuorigrotta e uno di Agnano, più altre non specificate da amici e parenti. Stasera il Sindaco Luigi de Magistris farà visita agli sfollati all’albergo “Le Terme di Agnano”, per giustificare la mancata promessa di poter rientrare nelle proprie case entro Pasqua e discutere della situazione.

L’esasperazione di un intero quartiere che sta morendo è ormai evidente. Negozi chiusi per l’obbligo di sgombero, altri perché costretti già da tempo dai costanti allagamenti; altri ancora che, pur non obbligati, chiudono per l’isolamento della zona al passaggio anche pedonale. Quello che avrebbe dovuto essere il simbolo di un’intera città, del prestigio di affacciare sul mare e su un golfo-cartolina con in fondo il Vesuvio, emblema del: “Vedi Napoli e poi muori”, è racchiuso perfettamente nell’immagine della palazzina crollata. Un cumulo di macerie alla base del civico 72 (che rimanda istintivamente alla cabala napoletana: “’A meraviglia”), a distanza di un mese ancora non raccolte. Il degrado di un quartiere, una città, un popolo, impersonificato da quella stessa Cassa Armonica della Villa Comunale, smontata giusto un anno fa per lo stesso evento. Che attende ancora uno sponsor in grado di spendere 423 mila euro per il restauro. Soldi che il Comune non può pagare perché impegnato in parte di quei 4 milioni di euro e rotti da dare agli americani, insieme a Regione e Camera di Commercio. Pezzi di arte e storia che restano ancora lì, smontati, nel cantiere aperto della Linea 6 e che, guarda caso, ha fatto mancare la terra sotto i piedi agli abitanti del civico 72.

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