“Vicine 33” di Iole Capasso: le Clarisse Cappuccine raccontate per immagini alla Fondazione Banco di Napoli
Napoli si prepara ad accogliere un evento artistico di rara intensità emotiva e profondità umana. Martedì 10 giugno alle ore 18, negli spazi della Fondazione Banco di Napoli (via Tribunali 213), si inaugura “Vicine 33”, la mostra fotografica di Iole Capasso dedicata alla vita delle monache di clausura del Monastero delle Trentatré di via Pisanelli, meglio conosciute come le Clarisse Cappuccine.
L’esposizione fa parte del ciclo “Entrée – assaggi di arte contemporanea”, curato con sensibilità da Carla Viparelli, rassegna attiva da due anni all’interno della Fondazione con l’obiettivo di offrire spazio e visibilità a artisti e artiste la cui opera si distingue per qualità, coerenza e profondità. Il progetto nasce da un incontro silenzioso, quotidiano e graduale. Nel 2012, Iole Capasso si trasferisce in via Pisanelli, proprio di fronte alle finestre del Monastero. Quel che all’inizio è solo un rapporto di buon vicinato, nel tempo si trasforma in una relazione di fiducia e rispetto reciproco. Le monache, note per la loro riservatezza, aprono lentamente il loro mondo all’obiettivo sensibile della fotografa, permettendole di catturare immagini intime, mai invadenti, che restituiscono con grazia e discrezione frammenti della vita claustrale.
Per la prima volta, una selezione di queste fotografie viene condivisa con il pubblico, nelle eleganti sale del secondo piano di Palazzo Ricca. Le immagini non sono semplici testimonianze visive, ma vere e proprie finestre su un mondo appartato, regolato da tempi e ritualità che poco hanno a che fare con la frenesia urbana.
«Con la macchina fotografica Iole attraversa la città guardandola da dietro le quinte – scriveva la storica dell’arte Lea Mattarella – aspettando che le cose accadano e che la trovino lì, a ubriacarsi di bellezze dimenticate». Questo approccio è evidente anche in *“Vicine 33”*, dove ogni scatto è il risultato di un’attesa, di un rispetto profondo per i tempi dell’altro, in questo caso quelli delle monache e della loro vita ritirata. «La preparazione della mostra è iniziata già da qualche anno – racconta Carla Viparelli – Iole sentiva, di tanto in tanto, la necessità di aggiungere una nuova foto, di vivere un altro momento con le monache». Il lavoro curatoriale è stato improntato alla stessa discrezione: la selezione delle immagini si è orientata a mantenere una narrazione delicata, evitando ogni forma di spettacolarizzazione.
Grande fotografo sei bravissima Iole Capasso una bella iniziativa