Scontri di Roma, decine di perquisizioni della polizia
NAPOLI – “Sono state decine”, secondo quanto sostiene un comunicato di Insurgencia, le perquisizioni alle prime luci dell’alba a Napoli così come in altre regioni d’Italia, in una operazione di polizia e carabinieri dopo i fatti avvenuti a Roma sabato scorso.
“Perquisite le case di decine di persone tra studenti, sindacalisti ed attivisti. Una vera e propria intimidazione – si sostiene – nei confronti di tutti quelli che sono stati in piazza a Roma sabato scorso tesa a criminalizzare i movimenti ed diffondere paura e rassegnazione tra chi si indigna in questo Paese”.
“Queste perquisizioni non sono altro che un tentativo di diffondere paura e terrore verso chi si mobilita in questo Paese”, ha commentato Antonio Musella di Insurgencia. “A Napoli – riferisce la nota – sono entrati nelle case di semplici studenti o di dirigenti sindacali all’alba dicendo che cercavano armi. Cos’è questo se non un atto intimidatorio che punta a terrorizzare le centinaia di migliaia di persone che erano in piazza il 15 ottobre?”.
“Tre attivisti del Laboratorio Insurgencia sono stati svegliati all’alba da polizia e carabinieri ma sono decine le perquisizioni a Napoli – spiega Musella – Ci chiediamo che credibilità possa avere questa azione repressiva visto che tra i perquisiti c’è un’attivista che sabato scorso non era nemmeno a Roma ma si trovava ad un matrimonio a Napoli con centinaia di invitati, oppure altri studenti che si trovavano sul luogo di lavoro a centinaia di chilometri di distanza. Alcune perquisizioni hanno avuto un esito comico con il sequestro di alcuni souvenir scambiati per armi improprie”.
Secondo Insurgencia “ciò che è avvenuto nella piazza romana il 15 ottobre è una questione su cui il movimento deve discutere a cominciare dal tema della condivisione delle pratiche, così come intorno al nodo dell’indignazione reale nel Paese. Al momento – conclude la nota – non risultano fermati, alcuni degli attivisti sono stati accompagnati nelle caserme e nelle questure per firmare i verbali di perquisizione”. (Repubblica)