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Rafa Nadal: storia di un campione che non riesce a rialzarsi

NAPOLI (di Raffaele Caiffa) – Eppur lo trovi sempre lì: a combattere a denti stretti, affannarsi per raggiungere una pallina. Una vita fatta di corse e rincorse intervallate da quei tic che ormai abbiamo imparato ad amare e che sono entrati di diritto nella quotidianità dei tanti appassionati di tennis. Nessun titolo in questa prima parte di stagione per Rafa Nadal, un 2015 per ora avaro di soddisfazioni dopo un 2014 quasi da incubo per il dolore al polso, le storiche vesciche e l’acutizzarsi dei problemi di appendicite.

Un corpo dilaniato dai tanti infortuni e quel sorriso di un ragazzo abituato a vincere, che ormai è solo il ricordo di tempi che furono. Rafa è un lottatore e ci ha abituati a recuperi straordinari dentro e fuori dal campo, il mancino di Manacor è caduto in passato per poi rialzarsi e combattere con la stessa grinta che lo contraddistingueva. È la storia di Rafa Nadal fino al 2014; da quasi un anno a questa parte il tennista spagnolo, ex numero 1 del mondo sta attraversando il momento più delicato della sua carriera tennistica.

Rafa Nadal
Rafa Nadal

L’attuale numero 7 del ranking Atp non ha saputo difendere le posizioni conquistate nella passata stagione perdendo 1600 punti in 2 tornei; a Madrid difendeva il titolo, a Roma una finale: le conseguenze si ripercuoteranno sul secondo Slam stagionale dove il maiorchino si presenterà come testa di serie numero 7. Il prossimo 3 giugno Rafa compierà 29 anni e preoccupa il fatto che  non abbia vinto neanche un torneo prima di arrivare al consueto appuntamento del Roland Garros, vinto 9 volte in carriera.

Si scorge in campo quella inquietudine, quella paura che afferra il tennista iberico nel momento in cui colpisce la palla, meno incisiva, più corta, quel dritto che aveva procurato tanti “colpi vincenti” grazie al suo grande effetto (novemila giri al minuto), ora sta calando d’efficacia, a volte si spegne sulla rete, altre volte schizza sul fondo, lasciando Nadal sconfortato, a testa bassa quasi incredulo, tradito dal suo colpo migliore.

Il numero 1 spagnolo l’ha ribadito spesso: “L’unica cosa che conta è stare bene… ogni volta spero di stare bene per dare il meglio di me stesso”. Parole di chi è rimasto segnato dalle cicatrici e che continua ad andare avanti conscio dei limiti attuali e della difficoltà del momento, ma Rafa si è fatto una ragione di tutto ciò: “So che non potrò vincere 15 Roland Garros, ma anche se dovessi andare a Parigi e perdere, non è tutto finito, la vita va avanti”.

Alla crisi di Nadal vanno aggiunti poi i tanti fattori avversi: l’avanzare dell’età, gli infortuni, le nuove leve che avanzano con Raonic e Nishikori che incalzano e sono ormai avanti allo spagnolo nel ranking, il quasi eterno Federer e quel serbo che di perdere proprio non ne vuole sentire (per Djokovic 24 vittorie nei Master 1000 a -3 proprio dal record del 28enne di Manacor).

Proprio sugli infortuni passati, è tornato a parlare lo spagnolo: “Sicuramente gli infortuni che ho subito nel corso degli anni passati mi hanno privato di alcune possibilità oltre che di tante possibili partite importanti, ma ad essere sincero mi hanno comunque sensibilizzato rispetto ad alcuni aspetti della mia vita all’interno del tennis, facendomi apprezzare ogni singola possibilità che, invece, ho avuto a disposizione, oltre naturalmente ai risultati conseguiti.”

Speriamo possa essere un inizio stagione come quello del 2010, anno iniziato senza alcuna vittoria ma che ha finito per concludere con ben tre titoli del Grande Slam da riporre in bacheca. O allo stesso 2005, anno in cui vincendo il suo primo titolo del Grande Slam ha dato il via al suo dominio sulla terra parigina, anche in quel caso la stagione era iniziata in modo tutt’altro che entusiasmante. E così dicendo potremmo andare avanti per ore, perché ormai lo sappiamo, con Nadal l’unica vera certezza è quella che “non si arrende mai”, negli anni abbiamo avuto modo di capirlo: in tutte le circostanze Rafa, da vero campione qual è, troverà sempre il modo di essere competitivo, di tornare cioè al livello che più gli compete.

In tanti aspettavano il ritorno di Nadal sulla terra rossa, convinti che il suo “elemento naturale” potesse far acquisire all’ex n.1 nuova linfa vitale al solo contatto, ma fin’ora non è stato così. Il nuovo cambio di racchetta forse non ha agevolato il tutto, Nadal ha giocato a Montecarlo e Barcellona con il prototipo della racchetta Babolat 2016. Evidentemente, non avendo ottenuto i risultati sperati, prima di Madrid e Roma il maiorchino si è allenato con la vecchia racchetta, con la quale ha giocato tutto il 2014 e l’inizio di stagione 2015. Se è pur vero che apparentemente Nadal si stia allenando con la vecchia racchetta, non è da escludere che si tratti del nuovo attrezzo ma riadattato cromaticamente.

Ad una settimana dal RG non si può non pensare che sul clay di parigino Rafa abbia perso una sola volta in 10 anni conquistando 66 vittorie ed una sola sconfitta. Magari il protrarsi del match potrà agevolare la resistenza e la fisicità che sono sempre stati marchi di fabbrica di Nadal il quale attende con ansia i match al meglio dei 5 set.

Credo di essere un tennista con una grande energia dentro, con il punto forte che sta nella concentrazione, quella che può valere un punto oppure interi tornei; penso di essere molto sereno per tutta l’intensità che ho portato con il mio gioco e per la passione che ho dimostrato nel corso degli anni, anche se è normale che ogni stagione sia tanto simile a quella precedente quanto una storia a sé. Si avverte sempre quel nervosismo, quella volontà e quel desiderio di provare nuovamente le sensazioni che ti hanno lasciato senza fiato, come quelle che ti può dare la vittoria di un torneo del Grande Slam” dice il pluricampione vincitore di 14 Slam alle telecamere.

I match contro Murray e Wawrinka hanno evidenziato una forma fisica ancora non al top e le tante incertezze di Rafael  sono venute a galla favorendo errori e pesando emotivamente sulle scelte tattiche. Insomma questo 2015 ci ha regalato un Nadal inedito: dubbioso, incerto, quasi impaurito per certi versi, come se lo spagnolo debba combattere prima di tutto contro sé stesso e poi contro i propri avversari. A volte sembra che il Rafa che abbiamo conosciuto risieda nel profondo e voglia emergere sfuggendo da un mare di fragilità che non gli appartiene e lo sta plasmando negativamente.  Storia di un campione che non riesce a rialzarsi, storia di Nadal ed un 2015 troppo simile ad un 2014 da dimenticare…

Raffaele Caiffa

cell. 339 3103590

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