Presentato a Napoli il nuovo libro di Marco Travaglio
NAPOLI (di Maurizio Scialdone) – Nei locali della libreria Feltrinelli di Napoli, largo Santa Caterina a Chiaja, ieri pomeriggio è stato presentato il libro di Marco Travaglio “Viva il Re”, presente lo stesso autore. Non una vera e propria biografia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, quanto un racconto della sua singolare storia politica nelle vesti di Presidente.
Nella saletta gremita, Marco Travaglio, con il suo aplomb britannico, apparentemente distaccato, ha raccontato con grande ironia, ma anche con grande dovizia di particolari i circuiti, o meglio, i corto-circuiti politici di cui il napoletanissimo Napolitano è stato protagonista nel primo settennato di presidenza, introducendo il secondo al quale si appresta alla non più giovane età di 88 anni. Facendo due calcoli, Napolitano terminerà il secondo mandato a 95 anni !!!
L’insolita storia comincia proprio da questo. Dal fatto che mai in Italia un presidente aveva bissato il mandato. La costituzione di fatto non vieta la rielezione, ma investendo il primo Cittadino della Repubblica di una carica settennale ne scoraggia certamente la ricandidatura. Ed invece Giorgio Napolitano, proprio mentre con la signora Clio stava confezionando bagagli e scatoloni per il ritorno a casa, è stato individuato come il Salvatore della Patria. Dopo “ben” quattro scrutini, avviliti per non essere riusciti a trovare il nuovo presidente hanno chiesto a Napolitano di tornare sui suoi passi ed accettare la ricandidatura (per Pertini ce ne vollero venti di scrutini), cosicché il nostro, si è visto “costretto” e suo malgrado a ricoprire (o almeno dovrebbe) nuovamente la carica per un totale di 14 anni. Praticamente una monarchia. Da cui il titolo del libro, “Viva il Re”.
Già da Presidente della Camera, racconta Travaglio, Giorgio Napolitano si rese protagonista di una storia singolare, allorquando, ritenendo troppi i pentiti di mafia, si mise allo studio di una legge che ne riducesse il numero. “Sono troppi 1200 pentiti di mafia !!!”, tuonò il Presidente. Come se il fenomeno del pentitismo fosse una priorità rispetto al fenomeno dell’affiliazione alle cosche. Ma anche da Presidente della Repubblica e, quindi, da Presidente del Csm, Giorgio Napolitano non ha mai fatto mancare il suo sostegno ai magistrati. Il sostegno ai magistrati però Napolitano lo ha sempre manifestato a modo suo. “Bisogna finirla con questo scontro tra Procure”, disse quando tra Catanzaro e Salerno volavano faldoni di documenti che il pm Luigi de Magistris aveva prodotto per provare ad incastrare una classe politica che riteneva collusa con il malaffarismo calabrese. Forse sarebbe dovuto intervenire in difesa dell’indipendenza della magistratura, ma il risultato fu esattamente l’opposto. Indagini avocate e de Magistris trasferito al Tribunale del Riesame a Napoli. E l’appoggio a Nino di Matteo ed a tutto il pool di Palermo? E’ storia nota ormai il conflitto di attribuzione sollevato da Napolitano sulla questione delle intercettazioni al cittadino Nicola Mancino. Nessuno si è scandalizzato per questa sorta di cubo di Rubik che sono diventate le Procure di Palermo e Caltanisetta, rispettivamente chiamate ad indagare sulla trattativa Stato-mafia e sulle stragi di Capaci e via D’Amelio.
La storia di questi ultimi vent’anni, di per sé è noiosa, vede pochi protagonisti, sempre gli stessi, intenti a sbandierare virtù che ormai sfuggono quasi a tutti (chissà come mai…!). Ma Marco Travaglio ha qualcosa di speciale. Questa storia riesce a farla diventare una cosa che può appartenere a tutti, che può essere maneggiata da chiunque, proprio perché riesce a renderla leggera e comprensibile. E questa, oltre ad essere il segno inequivocabile di chi conosce bene la materia, è soprattutto (questa si…) la virtù dei Grandi.