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Cronaca

L’audio inedito del caso Orlandi, emergono dettagli sconvolgenti

Il mistero attorno alla scomparsa di Emanuela Orlandi, la quindicenne svanita nel nulla il 22 giugno 1983, continua a gettare ombre inquietanti sulla storia recente italiana. Negli ultimi giorni è emerso un audio scioccante, pubblicato in esclusiva da *Il Fatto Quotidiano*, che getta nuova luce sul drammatico caso che ha sconvolto l’opinione pubblica per oltre quattro decenni.

L’audio, registrato su un’audiocassetta inviata all’agenzia di stampa Ansa il 17 luglio 1983, meno di un mese dopo la scomparsa di Emanuela, ha un contenuto straziante. La cassetta è divisa in due lati, ognuno dei quali racconta una parte agghiacciante della vicenda.

Lato A: La richiesta di scambio
Sul Lato A della cassetta, si sentono voci maschili che avanzano una richiesta specifica: la liberazione di Mehmet Ali Ağca, l’attentatore che cercò di uccidere Papa Giovanni Paolo II nel 1981, in cambio della libertà di Emanuela Orlandi. Questa richiesta lega il

Lato B: I lamenti di una ragazza
È però il Lato B della cassetta che ha suscitato le reazioni più forti. Qui, si sente la voce di una giovane, che molti ritengono essere quella di Emanuela, in uno stato di sofferenza estrema. La ragazza si lamenta, esprimendo dolore e disperazione, e pronuncia frasi come “Fa male, basta. Dio perché?”. Questo frammento audio offre un inquietante scorcio su quello che potrebbe essere accaduto a Emanuela nei giorni successivi alla sua scomparsa.

Un caso riaperto
La diffusione di questo materiale coincide con un rinnovato interesse da parte delle autorità italiane e vaticane. Infatti, due procure, quella di Roma e quella vaticana, hanno recentemente riaperto le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Parallelamente, una commissione bicamerale d’inchiesta sta ascoltando le testimonianze delle persone più vicine al caso, nel tentativo di fare chiarezza su uno dei misteri più oscuri della storia italiana.

Il Vaticano e il nastro gemello
Un dettaglio cruciale è che un nastro identico a quello inviato all’Ansa venne recapitato anche al Vaticano, precisamente sotto il colonnato di San Pietro. Questo nastro fu immediatamente prelevato dai funzionari della Santa Sede, alimentando ulteriori speculazioni su quanto le autorità vaticane sapessero o avessero occultato riguardo al destino di Emanuela.

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