La fiaba distopica di The Lobster
MILANO (di Sabina De Silva) – Nella fiaba distopica di Yorgos Lanthimos, i single, considerati inutili per la società, vengono rinchiusi in un albergo dove hanno a loro disposizione solo 45 giorni di tempo per riuscire a trovare un partner. Nel caso in cui non ci riuscissero, però, al termine dei 45 giorni verranno trasformati in un animale a loro scelta.
David (interpretato da Colin Farrell), si ritrova nell’albergo dopo essere stato lasciato dalla moglie, ma, dopo un paio di esperimenti falliti, decide di non sottostare più alle regole dell’albergo e riesce a fuggire rintanandosi nei boschi. Lì fa la conoscenza dei Solitari, gruppo di ribelli avversi al sistema, che però dimostrano di avere regole altrettanto dure quanto assurde circa il divieto di intrattenere rapporti sentimentali con altre persone.
The Lobster segna il debutto il lingua inglese del regista greco ed ha potuto vantare il Premio della giuria al Festival di Cannes.
Lanthimos riesce a dimostrare tutta la sua originalità mantenendo per tutto il film inquadrature molto geometriche, fisse, fredde. Non mancano anche scelte stilistiche particolari che riescono a dare ilarità a scene in realtà drammatiche (ad esempio le sequenza al rallenty della “caccia all’uomo”). Non mancano scene cruente, che riservano al pubblico un vero e proprio pugno nello stomaco. Tutto, però, si svolge nell’assoluta indifferenza (o presunta tale) degli abitanti dell’hotel, come a dimostrare un’assenza assoluta di sentimenti veri e genuini, di un rapporto di coppia cercato per necessità e non per vero amore.
Che Lanthimos abbia voluto portare alle estreme conseguenze ciò che oggi Bauman descrive come “l’amore liquido”? Una società presente in cui i rapporti di coppia si stanno sgretolando, svuotando, vanificando e che ci porterà ad essere tanti individui soli costretti a cercare un partner per semplici ragioni di conservazione della specie? Saremo davvero così incapaci di provare empatia da essere rinchiusi in un albergo dove ci insegneranno forzatamente come socializzare con chi ci sta di fronte?
Un’ultima parola va spesa per Léa Seydoux (che nel film interpreta la leader dei Solitari), piccola stella nascente che già si era fatta notare per il ruolo interpretato in Vita di Adele e che con The Lobster sembra dare la conferma della sua bravura.