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“La Costituzione e noi”, il libro di Luigi De Magistris

Luigi de Magistris (foto Davide Tartaglia)

NAPOLI (di Daniela Sasso) – Luigi de Magistris, candidato sindaco per Napoli, presenta a Napoli il suo libro “La Costituzione e noi” alla Libreria Loffredo. Perché difendere la Democrazia” (Loffredo ed.), un libro di storia, diritto ed educazione alla vita civile, preceduto dall’ introduzione del prof. Alberto Lucarelli, ordinario di Istituzione di Diritto pubblico presso l’ Università degli Studi di Napoli “Federico II”.

“La Costituzione, nelle sue parti violentate o mai attuate, deve poter (tornare a)vivere – afferma Lucarelli – ed i cittadini, attraverso l’ esercizio dei propri diritti, ne rappresentano il propulsore”.

Tuttavia, essi devono essere messi nelle condizioni di poter esercitare, di poter veder realizzati i propri “diritti sociali” e ciò nel pieno rispetto ed in totale armonia con l’ essenza stessa della nostra Carta Costituzionale (1948), il cui carattere “innovativo e rivoluzionario” poggia, fin dalla sua nascita, proprio sul Principio di garanzia e di effettività dei diritti dei cittadini italiani.

“La partecipazione cittadina, infatti – riprende Lucarelli – deve partire dal momento elettorale, ma deve, poi, spingersi ben oltre ciò, diventando esercizio quotidiano dei propri diritti/doveri”.

“Soltanto in tal modo è possibile offrire una valida controffensiva ai numerosi tentativi di attacco continuamente sferrati dalle alte sfere politiche – ne è un esempio la Legge sul “Federalismo fiscale”, in virtù della quale “pezzi” sempre più vasti di beni comuni vengono gestiti da Privati, laddove si scorge un interesse economico; ove questo manca, invece, vigerà il “Federalismo dell’ abbandono”. “La partecipazione attiva, da parte dei cittadini, è il presupposto fondamentale che sottende al recupero dei beni comuni violati”.

 

“Il vero dramma di quest’ ultimo ventennio – ribadisce Lucarelli – ancor peggio della privatizzione dei beni pubblici è l’ utilizzo, da parte delle Istituzioni statali, di risorse e di infrastrutture comuni, per scopi “privati”, per trarne vantaggi o guadagni che siano personali, individuali”.

Questa “compenetrazione pubblico/privato” è ciò che garantisce la “svendita” ed il “saccheggio” di beni e risorse pubbliche.

 

De Magistris prende l’ avvio della sua presentazione partendo proprio dall’ Articolo 1 della nostra Costituzione: “L’ Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, evidenziando come la precarietà, da eccezione, sia diventata, col trascorrere degli anni, la condizione di normalità, la regola, del lavoratore italiano che, sentendosi minacciato e temendo, in qualsiasi momento, di poter essere “rimpiazzato”, è tenuto sotto scacco dal datore e vive una condizione di svantaggio economico-lavorativo che si ripercuote, il più delle volte, anche sulla sua sfera personale, sociale ed affettiva.

Egli passa, poi, ad analizzare l’ Articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’ effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” – affermando che il più delle volte la Legge non è uguale per tutti: in Politica come in Magistratura e in Parlamento e, anzi, come nel caso delle rinomate “leggi ad personam”, di cui oggi tanto si discute per il “Caso-Berlusconi”, la Legge stessa diventa fonte di ineguaglianza: “La legalità che si veste di illegalità”.

De Magistris conclude citando l’ articolo 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” – ritenendo che c’è un “disegno eversivo dell’ ordine costituzionale”, il quale mira, “attraverso la concentrazione del potere nelle mani di un’ unica persona, attraverso la distruzione del principio di autonomia e di indipendenza della Magistratura, alla narcotizzazione delle coscienze, alla omologazione del pensiero, alla criminalizzazione del dissenso”, minando, in tal modo, le fondamenta stessa del nostro pensiero libero, del punto di vista critico.

 

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