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Economia

L’era della deindustrializzazione, anche l’IPM rischia di chiudere

di Gabriele Gesso

NAPOLI – Se la Fiat è questione nazionale, la fase di dismissione industriale colpisce anche la Campania fuori dai riflettori. Il corso Salvatore D’Amato, un tempo sede di gruppi industriali di livello internazionale, assume quasi i contorni delle città abbandonate di quel west nomade in cerca di oro. L’oro non è più quello di Napoli, anzi la sua ricerca spinge fuori dai confini nazionali dove è facile giocare la partita della competitività sull’abbattimento dei costi del lavoro e sul superamento delle tutele dei lavoratori. Quindi la storia di un ricatto che ha interessato gli operai di Pomigliano ha la stessa narrazione di quella degli operai dell’IPM di Arzano che rischia seriamente la chiusura.


Riunione del consiglio comunale di Pomigliano d'Arco (foto di Salvatore Esposito) ©2010 RIPRODUZIONE RISERVATA

Dopo la Meltm i De Feo ipotizzano un altro colpo durissimo al tessuto industriare arzanese. Le commesse  non garantisco più un livello di produzione sufficiente e quindi si chiude. Almeno due sono le considerazione che dovrebbero farsi in questi casi. La prima attiene alla qualità del tessuto industriale campano. Se la competitività è schiacciata solo sul versante della diminuzione dei costi del lavoro le aziende non hanno interesse ad investire in tecnologia oggi per risultati che verranno solo in tempi futuri. In questo modo la struttura industriale della nostra regione è fortemente legata al ciclo di vita del prodotto.  La seconda valutazione riguarda il ruolo della politica ridotto, nel migliore dei casi, a mediatore tra le controparti senza alcuna capacità di promuove politiche in grado di invertire la tendenza. L’economia punta su indicatori che sanciscono la primizia del capitale sulla persona, la politica non valuta le strategie messe in campo e quindi non produce alcuna proposta.  Così la farsa si ripete quando anche ad Arzano, come era accaduto a Pomigliano, si convoca un Consiglio Comunale di parata in fabbrica. Il neo sindaco Fuschino, fa quel che può senza poter contare su un reale rapporto di forza con l’azienda.   Il risultato è un ordine del giorno di solidarietà con i lavoratori. Assunta la triste valutazione che la politica nulla può, meglio la solidarietà che nulla.

Intanto le sigle sindacali sono al lavoro per garantire la sopravvivenza della fabbrica fino ad Agosto per entrare nella nuova finestra che consentirebbe di scongiurare la cassa integrazione a zero ore. In questo modo, con un sacrificio richiesto a parte dei lavoratori, l’azienda potrebbe continuare a lavorare sulle ben poche commesse in atto. Dal canto suo la Provincia, presente al Consiglio Comunale, ha espresso la volontà di intercedere presso la Regione affinché quest’ultima potesse elargire qualche nuova commessa e far ripartire l’azienda scongiurando la chiusura. Sembra tanto il gioco delle scatole cinesi. In questa settimana dovrebbero chiarirsi alcune situazioni e si potrà capire se l’IPM ha ancora prospettive, oppure no.

©2010 RIPRODUZIONE RISERVATA

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