Ingroia e Mancuso, insieme nel labirinto di magistratura e politica
NAPOLI (di Daniele Pallotta) – Il magistrato Antonio Ingroia ha presentato il suo ultimo libro “Nel labirinto degli dei”, nella sala interna della libreria – caffetteria Intramoenia, in piazza Bellini. Presente anche Libero Mancuso, considerato da Ingroia “un amico, che ha dimostrato coraggio in passato, e che con coraggio si è imbarcato in questa avventura politica. Libero ha scelto di addentrarsi nel labirinto di realtà di cui parlo nel mio libro. E’ giusto accompagnarlo, e accompagnare anche me. Se si entra da soli nel labirinto ci si perde. Se si entra in molti ci sono possibilità di uscirne.” Ingroia, procuratore aggiunto alla Procura distrettuale antimafia, è convinto che una fase storica si stia per chiudere, e chiede di fare attenzione e imparare dalla Storia: “anche all’inizio degli anni novanta si attraversava una fase di cambiamento. Le stragi e la trattativa tra politica e mafia, di cui si parla nella sentenza di primo grado che ha condannato Marcello Dell’Utri, rappresentano le radici della seconda Repubblica. Quindi oggi non dobbiamo illuderci che riforme positive vengano da sole. I poteri criminali non sono ancora disposti a farsi da parte. Ognuno di noi dovrà assumersi le proprie responsabilità e fare qualcosa in direzione di un cambiamento positivo.”
La magistratura. Ingroia denuncia le connivenze tra potere e magistratura: “la piaga dell’Italia negli ultimi decenni non è stata solo la politica, ma la classe dirigente del Paese, che ha sempre beneficiato di privilegi, e alla quale la magistratura ha garantito impunità. Magistrati che hanno fatto il loro dovere come Falcone, Borsellino, Caselli, Borrelli, Mancuso, sono un’ eccezione.” Negli anni novanta – spiega Ingroia – inizia una riforma all’interno della Magistratura che porta, con Giancarlo Caselli a Palermo e Saverio Borrelli a Milano, a fare in modo che “il principio di uguaglianza diventi pratica quotidiana nelle aule giudiziarie: da quel momento, con la rottura del patto di immunità, la politica inizierà un attacco inconsulto contro i giudici. Giudici che, anche per salvare la memoria storica, hanno iniziato a scrivere libri”.
Rita Atria. Ingroia ha ricordato la vicenda di Rita Atria, una ragazza siciliana, che ha perso padre e fratello in faide di mafia, e che, contro la volontà della madre, è diventata testimone di giustizia, grazie al sostegno di Paolo Borsellino, in cui aveva trovato un padre. Dopo la strage di via D’Amelio, Rita Atria, ricorda Ingroia, “cadde nella più nera disperazione e si tolse la vita”.