G7 Cultura a Pompei a rischio: ll ministro chiarisce la sua relazione
La città di Pompei potrebbe pagare le conseguenze della vicenda che ha coinvolto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia. Il G7 della Cultura, inizialmente previsto dal 19 al 21 settembre con una tappa proprio agli Scavi di Pompei, sembra essere a rischio cancellazione. Il sindaco di Pompei, Carmine Lo Sapio, ha espresso la sua preoccupazione all’ANSA: “Spero che Pompei non pagherà per questa cosa”, riferendosi all’affaire Boccia. “Accoglierei con amarezza la decisione di annullare la tappa, ma rispetto le scelte delle istituzioni”, ha dichiarato il sindaco, auspicando che questa vicenda possa concludersi presto per riprendere le attività previste.
La vicenda Sangiuliano-Boccia
La vicenda ha preso una piega mediatica dopo che il ministro Sangiuliano ha ammesso pubblicamente la relazione personale con Maria Rosaria Boccia, un’imprenditrice di 41 anni di Pompei. Durante un’intervista al TG1, il ministro ha ripercorso la nascita del loro rapporto, iniziato a maggio durante una manifestazione politica a Napoli e proseguito fino alla fine di luglio o inizio agosto, quando la relazione è terminata. Sangiuliano ha spiegato che la nomina di Boccia a consigliera per l’organizzazione dei grandi eventi, che era stata inizialmente considerata, non è mai avvenuta a causa di un potenziale conflitto di interessi, dopo un consulto con i suoi legali. Ha chiarito che Boccia ha avuto solo contatti marginali con il ministero e che nessun documento riservato riguardante il G7 è mai finito nelle sue mani.
Chiarezza sui fondi pubblici
Il ministro ha affrontato anche le accuse riguardanti l’utilizzo di fondi pubblici, affermando con fermezza che nessun euro è stato speso per sostenere Boccia: “Ho sempre pagato tutto con la mia carta di credito personale, certificabile e tracciabile”, ha dichiarato Sangiuliano, spiegando che i soggiorni e le spese durante i loro incontri non hanno mai coinvolto fondi pubblici.
Le scuse del ministro
Visibilmente commosso, Sangiuliano ha chiesto scusa alla moglie, definendola “la persona più importante della mia vita”, e ha anche esteso le scuse alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ai suoi collaboratori per l’imbarazzo causato. Ha ribadito che si dimetterà immediatamente se richiesto dalla premier, ma per ora il governo ha deciso di permettergli di continuare il suo lavoro, purché chiarisca ulteriormente la vicenda.
La vicenda Sangiuliano-Boccia
La vicenda ha preso una piega mediatica dopo che il ministro Sangiuliano ha ammesso pubblicamente la relazione personale con Maria Rosaria Boccia, un’imprenditrice di 41 anni di Pompei. Durante un’intervista al TG1, il ministro ha ripercorso la nascita del loro rapporto, iniziato a maggio durante una manifestazione politica a Napoli e proseguito fino alla fine di luglio o inizio agosto, quando la relazione è terminata. Sangiuliano ha spiegato che la nomina di Boccia a consigliera per l’organizzazione dei grandi eventi, che era stata inizialmente considerata, non è mai avvenuta a causa di un potenziale conflitto di interessi, dopo un consulto con i suoi legali. Ha chiarito che Boccia ha avuto solo contatti marginali con il ministero e che nessun documento riservato riguardante il G7 è mai finito nelle sue mani.
Chiarezza sui fondi pubblici
Il ministro ha affrontato anche le accuse riguardanti l’utilizzo di fondi pubblici, affermando con fermezza che nessun euro è stato speso per sostenere Boccia: “Ho sempre pagato tutto con la mia carta di credito personale, certificabile e tracciabile”, ha dichiarato Sangiuliano, spiegando che i soggiorni e le spese durante i loro incontri non hanno mai coinvolto fondi pubblici.
Le scuse del ministro
Visibilmente commosso, Sangiuliano ha chiesto scusa alla moglie, definendola “la persona più importante della mia vita”, e ha anche esteso le scuse alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ai suoi collaboratori per l’imbarazzo causato. Ha ribadito che si dimetterà immediatamente se richiesto dalla premier, ma per ora il governo ha deciso di permettergli di continuare il suo lavoro, purché chiarisca ulteriormente la vicenda.