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Fiducia al governo, Fini: “Berlusconi cadrà a marzo”

Gianfranco Fini

ROMA – Berlusconi cerchera’ di avere respiro fino a Natale ma poi Bossi staccherà la spina al governo e a marzo ci saranno le elezioni anticipate. Lo prevede Gianfranco Fini che, in un’intervista alla “Stampa”, tira le somme di questa settimana convulsa, che si e’ conclusa con la conferma della fiducia al governo. “Voto piu’, voto meno -osserva il presidente della Camera- non cambia molto. Se Berlusconi pensa di poter governare con una maggioranza cosi’ stretta, provi pure. Negli ultimi mesi non mi pare che ci sia riuscito. Forse, per la prima volta, ne e’ consapevole: per uno come lui, grande comunicatore, ridursi a fare un discorso mediocre come quello di giovedi’ vuol dire che ha rinunciato al grande orizzonte e alle riforme epocali che si aveva sempre sognato”. Con 316 voti e una maggioranza che lo costringe e inseguire i “dissidenti uno per uno, non solo non e’ in grado di realizzare le riforme, ma neppure di prendere i provvedimenti necessari per la crisi economica”. C’e’ un decreto sviluppo privo di risorse, la fiducia a termine dichiarata da Scajola e “la Bce ha appena ribadito che i paesi piu’ a rischio, tra cui l’Italia, devono prepararsi a una manovra aggiuntiva. Mal contati, da qui a fine anno, mancano ancora una ventina di miliardi di euro. Un governo come questo -aggiunge Fini- non è assolutamente in grado di trovarli per mettere a posto i conti”.

“Provera’ a vivacchiare piu’ o meno fino a Natale, fara’ di tutto -prosegue il presidente della Camera anticipando le mosse del premier- per ottenere l’approvazione di nuove leggi ad personam, indispensabili per trasformare quelli che lo riguardano in processi ‘pret a porter’, tagliati su misura per garantirgli l’impunita’ con la prescrizione breve o altri espedienti. Poi andra’ alle elezioni. Presto, molto prima di quanto ci si possa aspettare, sara’ Bossi a staccare la spina. Andremo alle urne a marzo 2012”. “Si votera’ con l’attuale legge, per rinviare il referendum. Non solo io, tutti hanno capito che andrà così e cominciano a prepararsi a questa scadenza”. Nel rilanciare l’esigenza di un governo di larghe intese, Fini spiega che “nessuno ha mai pensato a un ribaltone. Anzi, il punto di partenza di qualsiasi ipotesi era che sarebbe stata praticabile solo col consenso del Pdl e costruita attorno alla maggioranza che ha vinto le elezioni. Il segno di discontinuita’ chiesto a Berlusconi, data la gravita’ della situazione, non significava che sarebbe dovuto andare all’opposizione”. Pisanu e piu’ cautamente Scajola “si sono battuti fino alla fine per convincere il premier a pilotare lui stesso questo passaggio. E riservatamente, mentre la trattativa era in corso, sono stati in molti a farsi vivi, spingendo nella stessa direzione. Parlo di personaggi di prima fila del Pdl, ministri, dirigenti del cerchio piu’ vicino al presidente del consiglio”.

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