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Fallisce la mediazione di Bossi con Fini Berlusconi: “Non lascio, Fli mi sfiduci”

ROMA – Nulla di fatto dal vertice tra Gianfranco Fini e Umberto Bossi. Il summit, che avrebbe dovuto favorire un chiarimento sul futuro della maggioranza, è finito senza novità. Con Fini che ha ripetuto a Bossi le cose dette dal palco a Perugia: nuovo programma, nuova maggioranza e nuovo governo. E Berlusconi che da Seul ripete: “Non lascio, il Fli mi sfiduci” mentre i suoi da Roma alzano il muro: “Silvio a Palazzo Chigi o si torna al voto”. Solo La Russa concede: “Possibile un allargamento della maggioranza”.

Si torna dunque alle posizioni di domenica scorsa, quella della convention dei Futuristi, con la differenza che si avvicina a larghe falcate per i finiani il ritiro della delegazione dal governo. Il giorno dovrebbe essere sabato, al ritorno di Berlusconi dal G20 dove al presidente vietnamita ha confessato “in questo momento nel mio Paese ho qualche difficoltà”. Difficoltà grandissime se, come annunciato da Bocchino, i finiani non parteciperanno “al voto di fiducia sulla Finanziaria”. E, se una volta approvata in Parlamento la Finanziaria Berlusconi continuerà a non rassegnare le dimissioni “a quel punto è chiaro che lo sfiduceremo”, dice Bocchino, ospite di Annozero.

Nonostante tutto, Bossi continua a mostrare un cauto ottimismo e una posizione diversa dal Pdl anche se premette: “Sono fedele a Silvio – dice – c’è ancora spazio per la trattativa per non andare a una crisi al buio”. E su questo Fini è d’accordo? “Abbastanza”. Ma Berlusconi potrebbe accettare di dimettersi avendo la garanzia del reincarico? “Altre volte – risponde Bossi – è avvenuto così. Il presidente del Consiglio è andato dal presidente della Repubblica per avere il reincarico”. Categorico, invece, il giudizio sull’Udc: “Può andare al mare”. Ma Fini prima e Bocchino poi disegnano uno scenario diverso: “Le cose sono molto più complicate di come le presenta Bossi”. Dice il presidente della Camera. E il suo capogruppo esplicita: “Prima il premier si dimette poi vedremo”. I Futuristi, comunque, sembrano intenzionati a non partecipare al voto di fiducia sulla Finanziaria per limitarsi a votare solo la legge venendo così incontro alle volontà del Quirinale. Poi, ha detto Casini, “se Berlusconi non si dimette lo dimissioniamo”.

L’incontro tra Fini e Bossi, accompagnato dai ministri Maroni e Calderoli, è durato un’ora. Al termine i due leader hanno riunito gli stati maggiori dei loro partiti. Lapidario il vicecapogruppo di Fli, Giorgio Conte: “Non si è risolto nulla”. Chiaro Della Vedova: “Se Berlusconi al ritorno dal g20 di Seul non ha nulla di nuovo da dire è inevitabile che i nostri ministri si dimettano”. Rincara Bocchino: “Aspettiamo che Berlusconi decida se dimettersi o meno, se prende atto che c’è una componente determinante della maggioranza che decide di non sostenerlo più”. E il Pdl, dopo tre ore di riunione dei ministri, dei coordinatori e dei capigruppo, blocca ogni ipotesi di quella che Umberto Bossi chiama “crisi pilotata”. ”I coordinatori, i capigruppi e la delegazione del PdL al governo – scrivono in una nota – in questo momento politico, con posizione compatta e coesa ritengono inaccettabile che la legislatura possa proseguire con un differente premier e un differente governo. Chiunque voglia coltivare ipotesi diverse dovrà passare dall’inequivocabile verdetto della sovranità popolare”.

Dall’opposizione il segretario Pd, Per Pier Luigi Bersani, commenta: l’incontro tra Bossi e Fini “sposta ben di poco la situazione”. Ormai “c’è una crisi conclamata” e “tutti quelli che lo negano o traccheggiano fanno un danno a questo Paese. Al ritorno da Seul il presidente del Consiglio dovrebbe prendere qualche decisione. Chi si auto proclama statista e si è paragonato anche a De Gasperi, dovrebbe rendersi conto della situazione e non tenere il Paese in questa immobilità”. Quanto alle “difficoltà” ammesse da Silvio Berlusconi, è un giudizio “largamente arrotondato per difetto”, ha rilevato Bersani, “ma da chi promette un miracolo al giorno è già uno sforzo che va riconosciuto”. (Repubblica)

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