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Cronaca

Facebook permesso ai capi e vietato ai dipendenti

MENLO PARK – (di Livio Pizzi) – Solo un terzo delle imprese italiane permette il libero accesso ai social network evitando così le distrazioni. Eppure il 75 per cento dei dirigenti che hanno imposto tale restrizione sono utilizzatori abituali dei Social Network. Perché allora un sempre maggior numero di aziende ha deciso di bandire questi siti dai computer degli impiegati con il paradosso però che a farne uso sono proprio loro per primi? Perché, almeno a loro dire, sono eccessiva fonte di distrazione. Manager pronti a rischiare l’incoerenza, forse involontariamente, pur di fare un passaggio su Facebook. E cadere nello stesso errore di molte oligarchie, che si concedono quello che negano agli altri.

Restrizioni e divieti. In Italia solo un terzo delle aziende consente a tutto il personale l’accesso ai social network, comprendendo tra questi anche a quelli di natura più strettamente professionale. A dirlo è l’indagine realizzata dalla società di ricerca di personale qualificato Robert Half che ha ascoltato duemila e cinquecento manager europei. Nelle nostre imprese, in quasi la metà dei casi (il 46 per cento) ai lavoratori l’accesso viene negato “tout court”. A questi vanno aggiunte un altro venti per cento di imprese che hanno adottato regole e restrizioni che ne limitano, comunque, in qualche modo l’utilizzo.

Contraddittori comportamenti. I manager italiani, o almeno la maggior parte di loro, non riescono a vedere alcun tipo di utilità in questo tipo di fruizione del web. Almeno quando si tratta dei propri coordinati. Diversa invece diventa la situazione, quando a essere chiamati in causa sono i propri comportamenti. In questo caso quello che fino a pochi istanti prima era inutile e privo di necessità comincia ad assumere tratti molto positivi. I tre quarti degli executive e manager italiani usa regolarmente Facebook, Twitter o LinkedIn. Perché? Per il 29% i network sociali diventano fonte di scambio ed esperienza, il 14 per cento ritiene che l’uso di Facebook o Linkedin possano fare nascere nuove opportunità di affari e un altro 11 per cento è convinto che diano la possibilità di accedere a nuove chance professionali. Solo il 32 per cento considera piuttosto inutile avere un profilo in uno di questi siti.

Gli interessi privati, le pause volontarie e la produttività. La contraddizione viene spiegata dagli autori dell’indagine con una certa convinzione che il manager italiano sembra condividere riguardo i network sociali. Per molti di loro, questi siti sarebbero ancora relegati soprattutto alla sfera degli interessi personali e del tempo libero. E così questa consuetudine, come ogni altra cosa che non sia il proprio dovere, viene vista come possibile fonte di distrazione. Eppure diverse indagini hanno dimostrato che sono proprio loro, gli impiegati che, dal posto di lavoro, navigano su Internet per “motivi privati”, ad essere quelli che in ufficio vanno meglio e si distinguono per la loro produttività. Proprio perché, grazie ai network sociali e ad altri siti sul web, gli impiegati possono salire, volontariamente, sull’altalenache è necessaria per portare a compimento impegni e compiti. Forse è per questo che i manager, lungimiranti con se stessi, se ne concedono l’uso.

Curiosità. Prima di un’assunzione, il 46 per cento del manager “controlla” il profilo dei candidati su Internet. Quindi attenzione a quello che condividete con il resto del mondo.

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