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Elezioni, ultima settimana per i gruppi politici

NAPOLI (di Daniela Sasso) – Manca davvero poco al 24 e 25 febbraio 2013, i giorni in cui i cittadini italiani potranno finalmente esprimere il proprio voto libero per i due rami del Parlamento. Eppure le polemiche sono ancora incredibilmente aspre.

ELEZIONIMentre Beppe Grillo, che aveva annunciato la sua attesissima intervista per Sky Tg 24 – in collegamento diretto dal suo camper – dalla quale poi, nelle ultime ore, su Twitter, si è deliberatamente sottratto, l’ex premier Mario Monti invita al confronto pubblico, sulla scia di ogni Democrazia che si rispetti, quelli che lui considera i suoi ‘unici’ interlocutori, nonché avversari politici, Pierluigi Bersani e Silvio Berlusconi: “Abbiamo il dovere – afferma Monti – di non limitarci agli appelli singoli, bensì di confrontare le nostre idee davanti agli elettori”.

Immediata la reazione del leader dell’Idv Antonio Di Pietro: “Grave che Monti si scelga gli interlocutori”. E continua: “Ma che democrazia è quella che professa lui? Parla del “diritto dei cittadini di formarsi un’idea sulla base di un confronto” tra i candidati premier, escludendo Rivoluzione Civile, che chiaramente gli fa paura. Denunceremo agli organi competenti, anche in sede europea, la violazione sistematica della par condicio e dell’art. 21 della Costituzione, segnalando l’esclusione della nostra forza politica dal confronto e da tutti quegli spazi messi a disposizione degli altri candidati. Chi ha deciso che debbano essere solo Monti, Bersani e Berlusconi ad aver diritto al confronto in tv? In nessuna legge si fa riferimento a spazi riservati solo ai capi di coalizione. Pertanto, è un vulnus palese di ogni regola democratica, perpetrato da tutte le televisioni e consentito dal cosiddetto organo di garanzia, in primis l’Agcom”.

Davvero dura per noi – cittadini italiani – avere le idee chiare, al punto tale da riuscire ad esprimere un voto che possa essere, al tempo stesso, unico, giusto e consapevole, convinto e convincente, in un momento di tale precarietà e confusione, in cui – a prescindere da chi ci ha sempre creduto e chi no – anche i capisaldi, ufficialmente riconosciuti, hanno preferito abdicare.

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