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Cronaca

Depuratore di Cuma, l’inquinamento continua

NAPOLI (di Maurizio Scialdone) – Il Depuratore di Cuma, non funziona, funziona male, anzi non funziona del tutto. Milioni di metri cubi di acqua lercia continuano ad arrivare sul litorale di Licola attraverso la Foce Romana di Torregaveta.

In fiume in piena di colore marrone proviene dal Depuratore che si immette nei Regi Lagni i quali a loro volta scaricano direttamente in mare, praticamente sulla spiaggia.

depuratore-cumaLo stabilimento di depurazione, costruito dalla Italimpianti spa negli anni ’80, non ha mai avuto vita facile (in verità c’è ancora qualcuno che si chiede se una vita l’abbia mai avuta), ma nel mese di Giugno, con l’annunciato “Grande Progetto Risanamento Ambientale e Valorizzazione Regi Lagni” per il quale la Regione Campania avrebbe stanziato più o meno 42 milioni di euro, sembrava finalmente che si cominciasse ad intravedere un futuro più roseo per il più grande impianto di depurazione in Europa.

Adeguamento normativo, rifunzionalizzazione di quello esistente, in verità mai sufficientemente funzionale (o funzionante), addirittura digestione anaerobica dei fanghi. Questo ed altro sarebbero previsti nell’investimento di capitali annunciato dagli organi Regionali.

Ma allo stato attuale è tutto fermo ancora. E gli sversamenti continuano indegnamente.

Dopo la proposta di Inchiesta Parlamentare portata dal Senatore Francesco Pontone, nel 2009, nei primi giorni di settembre una delegazione di M5S, con in testa Salvatore Mucillo, ha presentato un’Interrogazione Parlamentare indirizzata al Ministero dell’Ambiente in cui si chiedono scrupolose analisi per il controllo della qualità dell’acqua sul litorale che va da Pozzuoli alla provincia di Giugliano in Campania, nonchè eventuali servizi di controllo sanitario del territorio e dei suoi abitanti.

Cuma comincia a cadersene di interrogazioni, inchieste, indagini e quant’altro, ma continua ugualmente a  fare più danni della centrale di Chernobyl (alla quale fu accostata per il nome da cui prese l’operazione dei Carabinieri che portò all’arresto di ben 38 persone accusate di danno ambientale e trattamento illecito dei rifiuti).

Insomma un bacino di oltre due milioni di utenze riversato in mare attraverso impianti mal funzionanti e malgestiti, per i quali dal 2011 ad oggi sono stati spesi circa 10 milioni di euro senza alcun risultato e con la previsione di altri 42 milioni di euro in arrivo da spendere. Intanto il fiume marrone continua a scorrere.

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