Con Pino Daniele è stata “Tutta n’ata storia”
NAPOLI (di Attilio Iannuzzo) – Gli artisti non muoiono mai, resta la loro storia, le loro canzoni che ci ricordano chi sono, ma soprattutto chi siamo.
Le canzoni parlano di noi, della nostra vita. Gli artisti si ispirano guardandosi attorno, le loro canzoni sono la nostra vita. Quando ascolti una canzone e ritrovi te stesso, quella canzone sarà tua per sempre. Pino Daniele ha raccontato la nostra storia, quello che eravamo 40 anni fa, ma quello che siamo diventati: i suoi concerti non erano popolati da una sola generazione, le sue canzoni hanno raccontato parecchio di tutti noi. Terra mia, quanno chiove, je so’ pazz, e potremmo continuare. Una carriera in evoluzione con le contaminazioni di musicisti italiani e stranieri, accostandosi a generi nuovi ma mantenendo sempre una sua precisa identità. Pino Daniele racconta di contesti sociali poveri, di “Furtunato” che “tene a robba bbella”, della vita di una prostituta che da sola aspetta “Quanno chiove”, ma anche di se stesso quando grida “A mme me piace o blues”, un blues, che piace ancora a molti di noi. Un’unica consapevolezza: senza la sua musica la nostra vita sarebbe stata sicuramente “Tutta n’ata storia”.
Gli esordi
Diplomatosi ragioniere, comincia la sua carriera artistica con il gruppo “Batracomiomachia”, poi nel 1975 inizia l’attività di session man, suonando nell’album che Mario Musella registra per la King di Aurelio Fierro e che rimane inedito fino al 2012, anno in cui viene pubblicato con il titolo Arrivederci[3], e, l’anno seguente, in Suspiro di Jenny Sorrenti[4][5], in Le due facce di Gianni Nazzaro di Gianni Nazzaro[6] (cantando anche i cori nella canzone Me ne vado[7]) ed accompagnando in tour Bobby Solo[8].
Sempre nel 1976 entra a far parte, come bassista, dei Napoli Centrale, dove incontra James Senese. Verso la fine del 1976 Claudio Poggi, produttore discografico della EMI Italiana, ascolta una cassetta provino con alcuni brani originali del giovane Daniele, che decide di seguire discograficamente. Già a metà anno quindi viene inciso un 45 giri contenente le canzoni Che calore (inizialmente però intitolato Ca calore, con la dicitura napoletana più marcata) e Furtunato.
Terra mia, l’album d’esordio del 1977 dove vengono tra l’altro recuperati i brani del precedente singolo, denota il profondo legame del cantautore con la tradizione partenopea e mediterranea sia per le musiche che per i testi, i quali ricordano, talvolta, canti e usanze popolari tipicamente napoletane. Tra i brani dell’album di maggiore successo sono sicuramente Terra mia, ma soprattutto ‘Na tazzulella ‘e cafè, molto gettonata da Renzo Arbore nel suo programma Alto gradimento e Napule è che nel tempo sarà un vero manifesto per l’autore (che l’aveva scritta a soli 18 anni) e per l’intera città.
James Senese contribuirà in modo rilevante alla realizzazione dei successivi tre album: Pino Daniele (1979), Nero a metà (1980), Vai mò (1981). Fu influenzato dalla musica rock, dal jazz di Louis Armstrong, da George Benson e soprattutto dal blues, realizzando una sintesi fra elementi musicali e linguistici diversissimi, con vena personale e sempre controllata sul piano compositivo.