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Cinquemila edili in piazza: Strangolati dalla crisi

NAPOLI (di Attilio Iannuzzo – Il Mattino) – «Vogliamo il lavoro e il contratto», uno slogan scritto sugli striscioni ed urlato a gran voce dai lavoratori scesi in piazza a Milano, Roma, Napoli e Palermo per chiedere il rinnovo del contratto collettivo nazionale per il settore edilizio, scaduto da ormai quasi un anno.

edili in piazza
edili in piazza

Richieste ritenute dalla controparte «inaccettabili», in quanto vanno a toccare note dolenti quali l’aumento salariale e l’anzianità professionale. Otto ore di sciopero dunque per i lavoratori di settore sostenuto dalla Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal Uil. A Napoli la protesta ha bloccato a lungo le strade del centro: in cinquemila sono sfilati in corteo da Santa Lucia, sede della Regione, a piazza dei Martiri dove ha sede l’Ance, l’associazione dei costruttori. «La crisi che investe con violenza il settore delle costruzioni – ha detto Giovanni Sannino, segretario regionale della Fillea Cgil, in un comizio improvvisato a piazza dei Martiri – va combattuta con tutte le nostre forze, ed oggi siamo in tanti, in questa piazza ed in altre piazze d’Italia per far ascoltare con forza la nostra voce». Oltre al contratto di lavoro, in discussione anche la cassa edile ed i diritti pensionistici: «Non si può pretendere danneggiare i pensionati senza valorizzare quello che negli anni hanno accumulato, i loro diritti non si toccano – ha aggiunto Sannino – e ci batteremo per loro, per fare in modo che possano avere una vita dignitosa anche in età pensionistica; la nostra deve essere una battaglia per i diritti e per la tutela di una giusta qualità della vita». «Siamo in tanti – ha detto il segretario generale della Filca Cisl Giovanni D’Ambrosio – più di quanto potessimo immaginare; ci auguriamo che la nostra voce tocchi i politici irresponsabili, che fino ad oggi non ci hanno dato risposte chiare». Una crisi non soltanto congiunturale, per i sindacati, ma «strutturale di un modello di sviluppo e produttivo basati sulla rendita e la speculazione, che generano profitti enormi e devastazione del territorio. Trascurando in toto i bisogni sociali primari come il diritto alla casa e crescita in qualità del sistema delle imprese». Una richiesta congiunta, quella dei rappresentanti sindacali al governo, e cioè la richiesta di cambiare la legge di stabilità, «restituendo ai lavoratori e ai pensionati ciò che la crisi ha tolto loro a vantaggio delle rendite e della speculazione, gettando milioni di persone sotto la soglia della povertà». Piazze da cui non si leverà «nessun populismo ribellista» ma solo un profondo «senso di responsabilità verso l’interesse generale del paese, il rispetto delle istituzioni democratiche, il rifiuto assoluto di ogni violenza, la condanna di qualunque forma di prevaricazione», sottolineano. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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