Caso Boccia, la Procura indaga sulla laurea: blitz della Finanza in tre università
Si intensificano le indagini sul caso di Maria Rosaria Boccia, ex aspirante consulente del Parco Archeologico di Pompei, già al centro di una bufera mediatica e giudiziaria che ha portato alle dimissioni dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Nei giorni scorsi, la Guardia di Finanza ha eseguito tre blitz in altrettanti atenei italiani — Università Parthenope, Università Telematica Pegaso e LUISS — su mandato della Procura di Napoli, che ha disposto l’acquisizione di documenti utili a verificare la correttezza del percorso accademico della Boccia.
L’inchiesta, condotta dai pubblici ministeri Ciro Capasso, Claudio Onorati e Vincenzo Piscitelli, mira a fare piena luce sul *cursus honorum* universitario della donna. L’attenzione si concentra sul percorso che dalla prima iscrizione alla Parthenope ha condotto al conseguimento della laurea presso Pegaso, passando per un trasferimento accademico formalmente regolare ma che oggi viene passato al vaglio degli inquirenti. Tra i materiali richiesti: file digitali, libretto universitario, estratti curricolari, registrazioni video degli esami eventualmente sostenuti da remoto, e ogni documento utile a ricostruire la carriera universitaria di Maria Rosaria Boccia. In particolare, viene analizzato un documento di autocertificazione che attesterebbe il numero e la natura degli esami superati presso la Parthenope, utilizzato in fase di trasferimento alla Pegaso. Uno degli snodi più delicati dell’inchiesta riguarda la tesi di laurea della Boccia. La Procura è in possesso di un altro elaborato accademico, discusso presso la LUISS nel 2019, che tratterebbe un argomento del tutto simile a quello scelto dalla Boccia per la propria tesi. Secondo quanto emerso, i magistrati intendono stabilire se esista un’eccessiva somiglianza tra i due lavori, avvalendosi di software anti-plagio ormai di uso comune nelle università italiane.
Se confermato, si configurerebbe l’ipotesi di reato di plagio, reato raro ma ancora previsto dall’ordinamento italiano in base a una norma del 1925. Le università coinvolte, qualora le accuse venissero accertate, potrebbero assumere lo status di parti offese. L’inchiesta prende le mosse da una denuncia presentata proprio dalla Pegaso, che avrebbe avviato un’istruttoria interna dopo l’esplosione del caso mediatico. Parallelamente, a Roma si è chiuso il procedimento a carico dell’ex ministro Sangiuliano, che era stato accusato di peculato e rivelazione di segreto d’ufficio. Il tribunale dei ministri ha archiviato ogni addebito, escludendo irregolarità nella breve collaborazione tra il ministro e la Boccia per un evento culturale a Pompei.
L’inchiesta, condotta dai pubblici ministeri Ciro Capasso, Claudio Onorati e Vincenzo Piscitelli, mira a fare piena luce sul *cursus honorum* universitario della donna. L’attenzione si concentra sul percorso che dalla prima iscrizione alla Parthenope ha condotto al conseguimento della laurea presso Pegaso, passando per un trasferimento accademico formalmente regolare ma che oggi viene passato al vaglio degli inquirenti. Tra i materiali richiesti: file digitali, libretto universitario, estratti curricolari, registrazioni video degli esami eventualmente sostenuti da remoto, e ogni documento utile a ricostruire la carriera universitaria di Maria Rosaria Boccia. In particolare, viene analizzato un documento di autocertificazione che attesterebbe il numero e la natura degli esami superati presso la Parthenope, utilizzato in fase di trasferimento alla Pegaso. Uno degli snodi più delicati dell’inchiesta riguarda la tesi di laurea della Boccia. La Procura è in possesso di un altro elaborato accademico, discusso presso la LUISS nel 2019, che tratterebbe un argomento del tutto simile a quello scelto dalla Boccia per la propria tesi. Secondo quanto emerso, i magistrati intendono stabilire se esista un’eccessiva somiglianza tra i due lavori, avvalendosi di software anti-plagio ormai di uso comune nelle università italiane.
Se confermato, si configurerebbe l’ipotesi di reato di plagio, reato raro ma ancora previsto dall’ordinamento italiano in base a una norma del 1925. Le università coinvolte, qualora le accuse venissero accertate, potrebbero assumere lo status di parti offese. L’inchiesta prende le mosse da una denuncia presentata proprio dalla Pegaso, che avrebbe avviato un’istruttoria interna dopo l’esplosione del caso mediatico. Parallelamente, a Roma si è chiuso il procedimento a carico dell’ex ministro Sangiuliano, che era stato accusato di peculato e rivelazione di segreto d’ufficio. Il tribunale dei ministri ha archiviato ogni addebito, escludendo irregolarità nella breve collaborazione tra il ministro e la Boccia per un evento culturale a Pompei.