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A teatro «Pierre et Jean» di G. Maupassant, la storia di due fratelli

Scena dello spettacolo Pierre et Jean

NAPOLI (di Cristina Cipriani) – Terzo e ultimo appuntamento sul romanziere Guy Maupassant del programma culturale «Rendez Vous!» al Grenoble di Napoli è lo spettacolo teatrale «Pierre et Jean», che dal 26 al 29 ottobre si traferisce al Palazzo de’ Liguoro di Napoli.

Tratto dall’omonimo romanzo di Maupassant, il drammaturgo Massimiliano Palmese rilegge la storia di due fratelli, Pierre e Jean, che in attesa di ricevere un’eredità per aprire rispettivamente uno studio medico e uno legale, trascorrono le proprie vacanze estive nella casa al mare della madre e gareggiando nel corteggiare una giovane vedova di nome Rose. Tuttavia, l’arrivo di una lettera disturba l’apparente atmosfera serena, che smascherata rivela l’avidità della famiglia piccola – borghese di fine Ottocento.

Il regista, Rosario Sparno sembra affermare che non sempre due più due equivale a quattro, perché sul palcoscenico i due attori principali, Raffaele Ausiello e Carlo Caracciolo, non solo interpretano Pierre e Jean, ma anche Rose e Madame Roland (la madre dei due protagonisti).

Esperimento molto difficile da portare a compimento senza cadere nell’errore di esasperare la figura femminile con abiti suntuosi e voci troppo camuffate, così per evitare di rendere la messa in scena artefatta e banale, grazie ad un ottimo lavoro attoriale e registico, i due quattro/due personaggi si alternano abilmente sul palcoscenico, senza doversi cambiare di costume, differenziando le espressioni corporee, con accortezza, il tono e il modo di parlare, incorniciati spesso da cambiamenti di luce.

Infine, i monologhi sono utilizzati con l’intento da un lato di straniamento dell’attore dal personaggio, quando è intento a presentarsi, dall’altro lato vuole essere un’operazione meta-teatrale, in cui far emergere le sue crisi personali, che diventano sentimenti simbolo di una generazione, come la gelosia, l’avidità e la paura del futuro e, volendo usare le parole Pierre, di dire «mica si è sempre padroni di se stessi».

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