1963-2023: 60 anni fa il disastro del Vajont
di Claudio Colucci
9 ottobre 1963. Alle 22.39 una frana composta da circa 270 milioni di metri cubi di roccia e terra si stacca dal Monte Toc, al confine tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto, e precipita nel bacino artificiale del torrente Vajont. La frana provoca una gigantesca onda che supera facilmente la diga e finisce a fondovalle, devastando numerosissimi paesi e borghi. Le località più colpite furono Codissago, Castellavazzo, Erto, Casso e in particolar modo Longarone, con un totale di 1910 morti.
Con queste semplici (e terribili) parole Dino Buzzati descrisse il disastro del Vajont: «Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi».
Per Roberto Padrin, sindaco di Longarone, «Questa storia è un pluralismo di errori, errori che l’uomo ha commesso provocando la morte dei propri simili, mettendo il profitto davanti a tutto», reo di «non aver colto quelli che erano i segnali della natura».