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Cronaca

Verbali di Francesco «Sandokan» Schiavone, terremoto sugli appalti Rfi

Nel tribunale di santa Maria Capua Vetere, uno degli affari più intricati e significativi riguardanti presunte collusioni tra funzionari di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) e il clan dei Casalesi potrebbe subire una svolta cruciale. I primi verbali di collaborazione di Francesco “Sandokan” Schiavone, trasferito di recente dal carcere di Parma a quello dell’Aquila dopo aver deciso di cooperare con la giustizia, potrebbero essere depositati già nella prossima udienza.
Schiavone, noto come il “Superboss” dei Casalesi, avrebbe iniziato a collaborare con le autorità poche settimane fa. Al fine di evitare sospetti da parte degli altri detenuti, gli inquirenti avrebbero utilizzato un artificio: diffondere voci non fondate su una presunta malattia grave di Schiavone. Il trasferimento presso il carcere dell’Aquila, dove è presente un reparto dedicato ai collaboratori di giustizia e all’assistenza sanitaria specializzata, è stato parte di questa strategia.
Finora, Schiavone avrebbe reso cinque interrogatori, e il suo contributo potrebbe essere fondamentale per smascherare le collusioni nel processo sugli appalti RFI. Le sue dichiarazioni verranno attentamente vagliate alla ricerca di riscontri che ne confermino l’attendibilità.
Uno dei coimputati nel processo è Nicola Schiavone, legato strettamente a Francesco “Sandokan”. Nicola, il figlio omonimo di Schiavone, è anch’egli diventato collaboratore di giustizia. Gli inquirenti ritengono che Nicola Schiavone abbia svolto un ruolo chiave come “colletto bianco” del clan dei Casalesi, fungendo da prestanome per Sandokan e mantenendo contatti di alto livello sia politici che istituzionali.
L’attesa è alta per i prossimi sviluppi nel processo, con l’auspicio che la collaborazione di Sandokan possa portare alla luce la verità su presunte collusioni che hanno minato l’integrità delle procedure di appalto di RFI.

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