Shoah, la sfida in rete: “Stop ai siti razzisti”
NAPOLI (di Attilio Iannuzzo) – Quando 66 anni fa i sovietici spalancarono i cancelli di Auschwitz, diedero al mondo la consapevolezza di ciò che stava accadendo. In occasione della giornata della memoria, nel ricordo dei lager nazzisti e delle torture inflitte agli ebrei, sono state consegnate ieri, nella sede della prefettura di Napoli, le medaglie d’onore a settantasette cittadini di Napoli e provincia che durante l’ultimo conflitto mondiale furono deportati e internati nei campi di concentramento. “Questo di oggi è un incontro di generazioni – ha detto il prefetto di Napoli Andrea De Martino – affinché i più giovani possano fare tesoro delle esperienze di chi ha vissuto queste sciagure e possano dare il loro contributo per migliorare se stessi e gli altri; la medaglia che consegniamo oggi – continua De Martino – a chi ha vissuto allora tali sofferenze, è la testimonianza dell’affetto degli italiani ed una ricompensa sul piano morale”. “Durante l’olocausto, non furono colpiti solo ebrei – ha sottolineato il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino – ma anche omosessuali, disabili, zingari, i quali furono sottoposti a torture atroci; una crudeltà indescrivibile – ha aggiunto Iervolino – su anziani, donne e bambini che avevano l’unica colpa di essere ebrei e per questo ritenuti punibili”. Alla cerimonia hanno presenziato anche gli alunni della scuola media statale Tito Livio, circa dieci ragazzi che a turno hanno recitato poesie e suonato canzoni d’autore. Una celebrazione, dunque, che ha voluto portare al centro del dibattito i giovani. Quei giovani che non conoscono se non sui libri questo tragico capitolo della storia, e che molto probabilmente, non riescono neppure a immaginare cosa abbia potuto rappresentare nella storia mondiale. “Io sono uno di loro – ha detto il presidente dell’associazione nazionale ex internati Raffaele Arcella – ed ho ancora il ricordo vivo di quello che accadde; c’è qualcuno che oggi parla di cambiare la costituzione perché forse non c’è consapevolezza di ciò che significa quel documento per molti di noi; la costituzione va interpretata – dice a voce alta Arcella – non cambiata”. Il presidente si sofferma sulle leggi razziali del ’38, considerando che gli ebrei erano in ogni razza, quindi un errore storico parlare degli ebrei come appartenenti ad un’etnia. Il giorno della memoria che viene celebrato ogni 27 gennaio, in tutt’Italia, esiste dunque per non dimenticare le sofferenze di allora, per saper scegliere di evitare nuove sofferenze oggi, ad altri popoli e ad altre persone, in qualsiasi parte del mondo. “Ai giovani serve la ricostruzione dei fatti di allora – ha detto il presidente della comunità ebraica Pierluigi Campagnano – per ricordare e prendere posizione; sono presenti su internet millesettecento siti che inneggiano alla violenza e all’odio razziale, e tutto questo è assurdo ed inspiegabile oggi che c’è consapevolezza di questi mali”. Molte le storie commoventi, quelle che si leggono nei volti di coloro i quali sono stati prigionieri nei campi di concentramento. Il racconto amaro di quando lavoravano nei campi, di come si alimentavano, della solidarietà che esprimevano tra loro, di chi sperava di poter vivere ancora e di chi invece non credeva di potercela fare. Molti erano lì a raccontarlo. Tanti altri hanno ricevuto la medaglia in memoria dei loro cari.