Rione Sanità, sgombero palazzo vico tronari
NAPOLI – Scongiurato per l’ennesima volta, questa mattina, lo sgombero coatto dello stabile di vico Tronari al Rione Sanità. Sul posto la presidente della Terza Municipalità Giuliana Di Sarno ed i consiglieri Antonio Sarracino e Francesco Ruotolo.
“Ancora una volta – spiega Di Sarno – abbiamo evitato che sette famiglie rimanessero senza un tetto. Si tratta di cinquanta persone, tra cui vi sono anziani e minori. La storia di questo palazzo è diventata un’odissea per gli inquilini, poiché attendono di essere regolarizzati con un contratto di fitto e di vivere in quegli appartamenti come legittimi assegnatari e in maniera dignitosa. Finalmente – rimarca la presidente della Municipalità – dopo tanti anni è arrivata la sentenza con cui il Comune di Napoli si impegna a pagare gli arretrati di 500.000 euro al proprietario dell’edificio, che fu tra i beneficiari della Legge Zambeletti nel periodo del post terremoto del 1980”. Stamattina i tecnici della Direzione Patrimonio sono giunti sul posto per lo sfratto escutivo, che era stato rimandato ad oggi un mese fa, tenuto conto delle condizioni di disagio delle famiglie di abusivi che vi abitano da mesi.
Inagibile dal terremoto dell’80, lo stabile di vico Tronari è rimasto abbandonato per anni, in seguito ai lavori di ristrutturazione proseguiti a singhiozzo. Motivo per cui il palazzo è andato incontro, nel corso degli anni, a numerose occupazioni abusive. Finanziato dalla Legge Zamberletti che prevedeva l’erogazione di finanziamenti pari a 10 milioni di vecchie lire agli edifici storici danneggiati dal terremoto, in trent’anni e passa il palazzo ha visto aumentare quei fondi a 500.000 euro. Di conseguenza, senza finanziamenti, il cantiere è rimasto fermo. Ciò che ha favorito le periodiche occupazioni abusive, che hanno spinto il Comune ad intervenire con lo sgombero coatto. “Un mese fa eravamo riusciti a far slittare lo sfratto – sottolinea Di Sarno – ma oggi non si può più andare avanti con questa situazione, che deve essere sbloccata, consentendo da un lato a queste persone di stipulare col proprietario dell’immobile un regolare contratto di locazione. E, dall’altro lato, invitando il Comune a riconsegnare l’edificio al privato, provvedendo al pagamento delle somme arretrate finanziate dalla Legge Zambeletti”.