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Cronaca

Michele Lignola, il commissario ad acta per il San Carlo ed un film dell’orrore per la città

NAPOLI (di Maurizio Scialdone) – Non sono passate neanche 48 ore dalla convocazione dell’ultimo CDA del Teatro San Carlo, disertato dai rappresentanti di Provincia, Regione e Ministero delle Attività Culturali, che il Ministro Bray ha già dato il nome del Commissario ad acta che si occuperà dell’ente lirico più antico d’Italia: Michele Lignola, direttore generale di confindustria a Napoli.

Teatro San Carlo di Napoli
Teatro San Carlo di Napoli

Non è “Shining”, eppure sembra un film dell’orrorre. Wendy che si rifugia in bagno e Jack Nicholson, con lo sguardo da pazzo, che tenta di buttare giù la porta a colpi di ascia. Questo è il quadro di una città attualmente presa d’assedio da una insolita (presunta) efficienza della politica italiana, ancorché locale. Neanche nelle migliori performance della casta si era vista tanta solerzia. Roba da far impallidire anche il Pentagono. Ma mentre quella di Jack Nicholson era una finzione questa è la realtà. Un Ente lirico, quello del San carlo, che stanno cercando in tutti i modi di far aderire alla Legge Valore Cultura – che tutto sembra tranne che un vero e proprio rilancio della cultura – ed un bilancio di Riequilibrio bocciato dalla sezione regionale della Corte dei Conti.

Diverse facce di una stessa medaglia. Il default. Perchè mentre nel primo caso si rischia di paralizzare l’attività di un solo teatro, nel secondo c’è il rischio che si paralizzi l’intera città. L’azzeramento di tutto un lavoro di cesello iniziato da almeno un’anno, come ha detto in conferenza stampa a Palazzo San Giacomo nella giornata di ieri, l’assessore Palma. Sono facce della stessa medaglia ancora di più se si pensa che le conseguenze del default riguarderanno, non i costi di produzione (nel caso del San Carlo) o delle esternalizzazioni (in entrambi i casi), ma le ripercussioni che si avrebbero su tutto il personale tecnico/amministrativo, con tagli che potrebbero arrivare al 50% del personale e riduzioni di stipendi fino al 30%. E ci sarebbe da ridere, se il fatto non fosse così serio, perchè la Legge Valore Cultura prevede forti tagli alle spese. Per ora il commissario Lignola ha detto di non percepire compenso per questo suo nobile lavoro, ma se anche fosse, poi chi glielo va a raccontare ai lavoratori che il prestito erogato dal Fondo Opera di cui l’ente usufruirebbe per il piano di risanamento prevede una restituzione in 30 anni, con tanto di interessi, quasi certamente dal tasso variabile poichè vincolati ai rendimenti dei buoni del Tesoro? Ed a questo proposito (nella sciagurata ipotesi) è stato deciso il tasso massimo di interesse? Bah…

Una insolita solerzia, come si diceva, al servizio del solito pasticcio all’italiana domandandosi, intanto, se a colpi di ascia la porta prima o poi verrà giù.

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