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Miano, proteste dei disoccupati dell’ex birreria Peroni davanti al Napoli Teatro Festival

NAPOLI – (di Daniele Pallotta) – Continuano le manifestazioni di pretesta dei 25 dipendenti dell’ex –birreria Peroni dello stabilimento di Miano, lavoratori che, finita la cassa integrazione, dal gennaio 2009 non percepiscono alcun salario o sussidio. Da maggio scorso i 25 operai hanno allestito una mostra fotografica sulla fabbrica e  organizzato uno spettacolo teatrale all’ esterno dello stabilimento, in cui veniva rappresentato il confronto tra un dirigente d’azienda materialista e cinico ed un operaio onesto e sognatore; all’interno della struttura dell’ex birreria, nella stessa serata , andava in scena l’opera teatrale “Lipsynch” del canadese Robert Lepage, che ha  inaugurato il Napoli Teatro Festival 2010.

Ex-operai dello stabilimento della Peroni protestano durante il Napoli Teatro Festival (foto di Andrea Baldo) ©2010 RIPRODUZIONE RISERVATA

Gli ex dipendenti chiedono che vengano rispettati gli accordi presi con la holding caglieritana Minoter spa, che ha rilevato, insieme alla Mediacom spa,  nel 2006, la proprietà della struttura dalla multinazionale sudafricana Sabmiller.  Gli accordi, a garanzia dei quali sono chiamati in causa gli assessorati al lavoro della Regione Campania e del Comune di Napoli, prevedevano che i lavoratori che avevano perso il posto avrebbero seguito un percorso di riqualificazione e ricollocazione.

Dopo uno screening eseguito dalla componente campana di Italia Lavoro, finanziato con soldi pubblici, nessun percorso di riqualificazione è stato avviato. Gli ex dipendenti dichiarano che  sono state proposte delle occupazioni non solo non adeguate alle loro competenze, ma anche non rispondenti ai criteri fissati dall’accordo per la ricollocazione, ossia che le nuove aziende per la ricollocazione fossero affidabili, con più di 15 dipendenti, salario equo, e assunzione a tempo indeterminato. Si sono invece verificate assunzioni ed offerte di lavoro senza alcuna forma di selezione tecnico professionale, offerte di lavoro da società interinali che offrivano lavori a tempo determinato. Alcuni lavoratori raccontano che diversi loro colleghi  per necessità sono stati costretti ad accettare lavori in posizioni lavorative non dignitose e distanti da quanto stipulato nell’accordo: le sole proposte arrivate provenivano da società interinali, che proponevano mansioni, come ad esempio il cameriere, e tempi d’assunzione, pochi mesi, inaccetabili per gli operai e gli impiegati dell’ ex birrificio. L’assessore comunale allo Sviluppo, Mario Raffa, ha dichiarato che gli ex dipendenti della Peroni hanno rifiutato i nuovi posti di lavoro, determinando la secca smentita degli stessi operai, che hanno ribadito come le proposte ricevute violassero l’accordo, rendendo impossibile accettarle.

STORIA DELLO STABILIMENTO DI MIANO. La fabbrica giunse a Miano negli anni ’50; forniva  il 25% della produzione nazionale. L’area era molto frequentata, chioschi e pizzerie l’avevano resa un punto di ritrovo – “adesso di sera non c’è più nessuno, solo criminalità” , spiega un operaio. Nel 2004 subentra con il 60% delle quote azionarie la multinazionale sudafricana SabMiller. Nell’ottobre 2004 la chiusura dello stabilimento determina la perdita di  152 posti di lavoro, più di 500 per l’indotto, più precisamente la procedura di licenziamento collettivo e collocazione in mobilità ex artt 24 e 4 della legge 223/91 attivata dalla spa Birra Peroni con nota dell’8 ottobre 2004 nei confronti di 152 operai, nel frattempo ridottisi a n138 (di cui 76 operai e 62 impiegati) corrispondenti all’intero organico in forza allo stabilimento di Miano.  Nel giugno 2006 si decise di cambiare la destinazione d’uso dell’area che nel frattempo veniva acquisita da due società, la Minoter e la Mediacom.

A quattro anni dalla chiusura dello stabilimento, la Minoter SpA,  decide di sottrarsi dagli accordi istituzionali sottoscritti per la ricollocazione dei lavoratori licenziati”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dalla Flai-Cgil di Napoli.

“Il Comune di Napoli – prosegue la nota – che in questi quattro anni a fatica ha deliberato tutte le necessarie autorizzazioni per l’area, latita, decidendo di non ritirare queste autorizzazioni  se Minoter non rispetterà i patti”. I sindacati  non sono riusciti sinora a garantire ai lavoratori quanto loro spetta di spetta di diritto.

IL PIANO DI RECUPERO proposto dalla Minoter e da Mediacom nel 2008 prevedeva in una superficie di circa 10 ettari: un centro commerciale di 18.000 metri quadrati; un albergo con 120 camere e terrazza; una residenza per 400 unità abitative; un sistema di uffici, una sala proiezioni ed eventi.

In un comunicato stampa della Giunta Comunale di Napoli il  vicesindaco Sabatino Santangelo precisa che attraverso il suddetto piano  sarebbero stati realizzati 400 posti di lavoro, di cui 40 riassorbendo le maestranze della Peroni spa.

Il 28 dicembre il vicesindaco Santangelo invia una lettera all’ingegnere Gualtiero Cualbu per sollecitare l’assunzione temporanea nei cantieri del nuovo progetto di tutti gli operai, in prospettiva di una collocazione a tempo indeterminato.

INCHIESTA ANCORA APERTA. La magistratura napoletana ha aperto un’inchiesta a seguito di un esposto a firma degli ex dipendenti presentato il 21 aprile 2008 alla Procura della Repubblica di Napoli. Nell’integrazione dell’esposto si fa riferimento alla deliberazione n 2193 assunta dalla Giunta Comunale con la quale veniva determinato di destinare specifiche risorse per il finanziamento dei piani formativi a favore dei lavoratori collocati in cassa integrazione.

Le rivendicazioni dei lavoratori al momento sono disattese.

©2010 RIPRODUZIONE RISERVATA

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