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L’imprenditoria giovanile nel contesto italiano

di Anna Maria Di Nunzio

Secondo l’ultimo rapporto di Unicocamere, che ha fotografato l’interesse dei giovani nostrani nel mettersi in gioco nel campo imprenditoriale, ad oggi sono circa 952mila i giovani titolari o soci di un’impresa, di cui un terzo è donna, e nel complesso hanno un’età media di 28,7 anni. Tuttavia, prendendo in considerazione i dati pervenuti tra il 2011 ed il 2018, il rapporto tra imprese giovanili “under 35” per 1000 è calato di 7 punti, passando da 57,2 a 50,3%. Una fotografia dura per un’Italia in piena crisi, che va di pari passo con un’altra osservazione (rendendo il risultato dello studio ancora più ingiusto): quando riescono a superare gli ostacoli iniziali, i giovani “under 35” hanno dimostrato di essere più efficienti e resistenti rispetto agli altri imprenditori, apportando un notevole contributo al tasso di crescita economica italiano (PIL PRO CAPITE, ndr.).

Un esempio concreto, in contrasto con i quasi 41mila imprenditori “under 35” nati nel Mezzogiorno che hanno deciso di emigrare al Centro-Nord per mettersi in proprio, viene da Gragnano, un paese in provincia di Napoli. Qui, tra un negozio che vende articoli per animali ed un centro di Tecno-rete, sorge una macelleria (Macelleria Coppola, ndr.) che nel giro di un anno e qualche mese è riuscita a conquistare la fiducia ed il cuore dei consumatori locali, asfaltando la concorrenza decennale. Proprietario di tale attività è Sebastiano, un ragazzo di soli 27 anni innamorato della vita e del suo lavoro, che tra l’altro svolge da quando era appena adolescente.

A dispetto di quanto riportato da statistiche e mass-media, ossia che ai giovani italiani mancano tenacia e spirito d’intraprendenza, Sebastiano non ha fatto altro che prendere per mano il suo lavoro, divenuto con gli anni passione, e camminare con attenzione ma senza sosta verso la concretizzazione del proprio obiettivo, o sogno: mettersi in proprio. La chiave di svolta? Semplicemente, il coraggio. Sì, perché ci vuole coraggio nel fare un passo del genere in un Paese dove i giovani non sono né supportati né incentivati, anzi… sembrerebbe quasi che le ultime politiche abbiano fatto di tutto per intensificare la cosiddetta “fuga di cervelli”, nonostante la messa in campo di agevolazioni e istituti di credito convenzionati, spesso fittizi. Non a caso, il giovane in questione è riuscito nel suo progetto facendo affidamento sulle sue capacità e sulla famiglia, non sullo Stato. A differenza di chi ha trovato tutto edificato già nel cognome (i cosiddetti “figli di papà”, spesso fonte di imbarazzo per la società odierna), Sebastiano si è costruito da solo, dal nulla, partendo da zero. E una volta superate le prime, burrascose controversie legali ed amministrative, ha affrontato con successo le prime urgenze, dando priorità al crearsi una clientela fissa. << E quindi uscimmo a riveder le stelle >>, dicendolo alla dantesca. Come? Sfruttando la grinta della sua giovane età, incorporando l’innovazione alla tradizione, credendo nella sua neo-nata attività nonostante tutto e tutti. Un competitor locale, ad oggi, per poter superare le vendite della sua attività dovrebbe “semplicemente” fare un balzo nel futuro.

Al “cosa vuol dire per te essere il capo?”, la sua risposta è stata chiara e concisa: << non dipendere da nessuno, ma avere tutte le responsabilità tra le mani >>. Impresa non semplice, ma sicuramente realizzabile quando si possiedono carisma, tenacia ed esperienza. Insomma, nel classico meccanismo di domanda ed offerta, bisogna anche sapersi “comprare” il consumatore. La domanda, proprio come l’offerta, a volte bisogna crearsela da sé. E nonostante all’inizio, com’è normale che sia, Sebastiano sia stato spaventato dai suoi soli 27 anni, alla fine ce l’ha fatta senza dover dare niente a nessuno, se non a sé stesso. Il suo segreto per il successo? Niente trucco e nessun inganno, solo la continuità. L’avere i piedi per terra e lo sguardo rivolto al cielo. Il non arrendersi mai. Il perseverare. Cadere 10 volte ed alzarsi 11.

Certo, il supporto e l’utilizzo delle piattaforme social hanno contribuito ad incrementarne la notorietà e le vendite. Eppure, a detta sua, internet può essere una lama a doppio taglio: ti lancia più in alto delle nuvole in poco tempo, ma ne impiega altrettanto poco per farti cadere. Soprattutto quando la realtà non coincide a pieno con l’immagine social. Contenuto e non solo contenitore, insomma. Fortunatamente questo non è il suo caso. Volendo poi svolgere uno sguardo al futuro, sebbene il contesto storico odierno lo renda abbastanza difficile, tra gli obiettivi Sebastiano ha quello di ampliare la sua attività ed aprire nuove filiali, portando i suoi prodotti di alta qualità aldilà di Gragnano. Come si suol dire… << puntare sempre alla Luna; mal che vada si atterra sulle nuvole >>.

Ovviamente anche lui ha le sue preoccupazioni, nonostante il carattere cucito a pennello sulla figura di imprenditore di successo. Tra queste, << deludere il bambino che ero, non corrispondere all’immagine di uomo che si era immaginato >>. Paura, questa, che accomuna solo chi vede il raggiungimento di uno scopo come un punto di partenza, mai la meta. Non a caso, a chi come lui vorrebbe intraprendere in autonomia un’attività in proprio, il giovane napoletano consiglia di lanciarsi, agire in maniera sì cauta e consapevole, ma senza lasciarsi intimorire dalla burocrazia e dai propri dubbi. Ché la vita è una e alla fine << il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai letale. È la capacità di continuare che conta >>, riportando il pensiero di Winston Churchill. Forse proprio per questo, se gli si chiede di paragonare la propria impresa ad una stagione, Sebastiano non sceglie l’inverno (nonostante passi la maggior parte delle sue giornate, dalle 8 di mattina all’una di notte, dietro un bancone o in una cella frigo), bensì la primavera: rinascita, speranza. La neve che si scioglie al sole. L’arcobaleno dopo la tempesta. Il sorriso che asciuga una lacrima ancora calda. 

Purtroppo i dati statistici e le previsioni economiche, nonché le leggi in vigore, non tengono conto della persona, della singolarità, dell’essere umano che viene prima dell’essere imprenditore. Forse, alla fin fine, il successo di Sebastiano sta proprio in questo: la grande umanità non dietro, ma avanti ai bilanci mensili.

La società ci sta trasformando in numeri, semplici grafici che pretendono di descrivere una realtà sempre più complessa, rendendola troppo lontana dall’essere reale.

L’iper-capitalismo non riesce ancora ad integrare a pieno la socialità e l’Italia ha ancora tanta strada da fare al riguardo.

L’esempio qui riportato, oltre a gonfiare l’orgoglio nazionale (e soprattutto partenopeo), avvalora ancora di più le parole di Franco Modigliani, premio Nobel per l’Economia nel 1985: << Le capacità imprenditoriali dei giovani italiani sono uniche. Se avesse un sistema politico, amministrativo e sociale serio, l’Italia sarebbe il primo Paese al mondo. Davanti a Tutti >>. E per ciò che concerne le supposte mancanze d’iniziativa e di capacità degli “under 35” contemporanei, riportate da numerosi articoli e sbandierate in fin troppo talk show di basso profilo (altro motivo di vergogna per il nostro Paese), basterebbe citare Italo Calvino, che attraverso il nipote di Medardo, il suo visconte dimezzato, afferma con dolce amarezza: << Alle volte uno si sente incompleto ed è soltanto giovane >>.

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