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I marocchini, i cinesi, i Rom ed altri luoghi (errori) comuni

NAPOLI (di Luca Delgado) – L’abitudine di affibbiare etichette agli esseri umani, è sempre esistita. Il procedimento è molto semplice, e può essere ricondotto alla pratica nota come “disumanizzazione”: svestire una persona, una comunità, un popolazione della propria veste “umana” e poterla trattare di conseguenza.

Basti pensare ai romani, che chiamavano barbari le popolazioni nordiche incontrate da Cesare un paio di millenni fa. O molto più di recente, si noti come l’etichetta di terrorista sia stata incollata sul volto di chiunque portasse la kefiah, il tradizionale copricapo della cultura araba.

Una volta che li si percepisce come “non umani”, come tali li si può trattare: gli americani chiamavano gooks i vietnamiti, i cristiani in Siria venivano e vengono chiamati cafri, e si potrebbero citare innumerevoli esempi. Nessuno è innocente.

Il risultato è sempre lo stesso: se sono barbari, terroristi, gooks, cafri, non sono come noi, e questo legittima qualsiasi comportamento nei loro confronti, dalla fobia allo sfottò, dal razzismo al tentativo di eliminazione in senso stretto.

La discriminazione comincia proprio con l’etichettatura, e questa avviene ovunque, la copincolliamo sul volto di chiunque non faccia parte della nostra personalissima maggioranza: sesso, orientamento sessuale, colore della pelle, religione, etnia, Paese, città, quartiere, strada, condominio. L’appartenenza ad un gruppo, la creazione e la formazione di un’identità, nascono quasi sempre da un sentimento di opposizione a qualcosa o qualcuno.

Di fronte tuttavia agli errori che si commettono nella nostra contemporaneità, bisognerebbe fare chiarezza. Qui di seguito se ne riportano alcuni, che in molti conoscono, ma che in tanti ancora ignorano.

Cominciamo dai marocchini: in Italia, si è soliti chiamare in tal modo tutti i “non italiani” che vendano oggettistica per strada. Poco importa se si tratti di egiziani, cingalesi, indiani. Eppure basterebbe mettere a confronto la foto di un senegalese con quella di un marocchino, per capire quanto marchiano sia l’errore: i marocchini, come quasi tutti gli africani del nord, non sono neri. (Nella foto, a sinistra il re marocchino Mohammed VI e a destra il presidente senegalese Macky Sall).

I marocchini, i cinesi, i RomGli extra-comunitari: anche qui, quasi sempre con un’accezione negativa, si indicano quelle popolazioni di migranti che vengono a cercare un lavoro in Italia. Ma per extra-comunitari si intendono tutte le popolazioni che non fanno parte della Comunità Europea, e quindi sono extra-comunitari anche gli americani, i giapponesi, i canadesi, gli australiani. Siamo sicuri di volerli cacciare via per risolvere i problemi della nostra economia?

I cinesi: in Italia basta avere gli occhi a mandorla e si diventa subito, senza troppi fronzoli, cinese. A nessuno viene da distinguere i coreani dai giapponesi o i tailandesi dai mongoli ad esempio. Troppa fatica. Eppure quanto ci teniamo a non essere presi per francesi, per spagnoli o greci.

Infine i Rom, che sembrano essere l’avversario di tutti, la piaga della nostra società, il peggiore di tutti i nostri mali. Ebbene, in pochi sanno che i Rom non provengono dalla Romania, o quantomeno che il nome Rom non sia sinonimo di romeno. In pochi sanno che esistono diverse popolazioni Rom e che queste si dedicano a pratiche lavorative tutte diverse tra loro. Che soltanto una piccola percentuale di Rom si dedica all’accattonaggio. A chi importa? I Rom non sono “esseri” umani, anche i nazisti la pensavano cosi’ e li dichiararono “una razza inferiore”. Disumanizzati dalla Germania di Hitler, con il sostegno dei tedeschi, i quali come noi non facevano alcuna distinzione, decine di migliaia (attenzione, decine di migliaia) di Rom furono assassinati in Unione Sovietica e in Serbia nel corso del secolo scorso. Non li ricorda nessuno. In fin dei conti parliamo di Rom. 

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