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Federalismo e sanità; l’impegno della Cgil

Guglielmo Epifani e Susanna Camusso

ROMA (di Giuliano Pennacchio) – La CGIL ha espresso le sue preoccupazioni di merito, in un convegno nazionale svoltosi oggi a Roma, sull’attuazione dei decreti del federalismo. Il sindacato di Corso d’Italia, in particolare, scruta con la lente d’ingrandimento il rapporto tra federalismo e sanità, che rappresenta uno dei principali capitoli della riforma. All’iniziativa, che si è tenuta al Centro Congresso Cavour della capitale, hanno partecipato tra gli altri Vasco Errani, presidente della Conferenza delle regioni e Vera Lamonica, segretario nazionale. Il maggior sindacato italiano rispetto al nuovo ordinamento federalista dello stato ha lanciato un forte allarme per i rischi che la riforma potrebbe causare alla coesione sociale del paese. Il modo con cui si sta attuando il federalismo fiscale, infatti, preoccupa la Cgil perché “si procede con superficialità su argomenti delicatissimi, come è il sistema sanitario, e senza un adeguato confronto con le parti sociali”.

Secondo la Cgil per affrontare l’attuale crisi e superarla, “è decisivo investire in spesa sanitaria e in spesa sociale; difendere i redditi e la qualità dei servizi sociali, ed agire in modo anticiclico in settori ad alta resa occupazionale e in valore aggiunto”. Per questi motivi il sindacato punta il dito contro “i tagli imposti dalle ultime manovre finanziarie”, che rendono il federalismo un progetto che nasce “debole” mentre “la spesa sociale e sanitaria non può agire in funzione anticiclica”.

La Cgil insiste, inoltre, con il governo “perché con l’ultima  manovra economica assegni le risorse previste dal patto per la salute”, in particolare è necessario puntare a sostenere, nelle regioni con gravi disavanzi, la riqualificazione dei servizi sanitari”. Il sindacato rivendica, “un adeguato finanziamento delle prestazioni sociali, il fondo non autosufficienza e quello nazionale sociale in primis, e la definizione immediata dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (Leps). Considerando le forti disparità esistenti oggi tra le regioni si dovrebbe  prevedere un graduale ma certo percorso di convergenza”.

Solo con i correttivi proposti, secondo la Cgil, i provvedimenti di attuazione del federalismo fiscale, “saranno in grado di assicurare il finanziamento integrale dei fabbisogni per garantire i Lea sanitari e i Leps in tutto il paese”. Nei decreti attuativi della legge 42 del 2009 ( la legge cha dato il via al federalismo) la Cgil chiede che sia previsto che il fabbisogno sanitario “sia deciso a livello nazionale, come scelta politica, per garantire il diritto alla salute e alle cure. Quindi i fabbisogni regionali devono essere assegnati in base al quadro demografico e epidemiologico (pesatura per età) e sociale (indice deprivazione)”. Infine, per la Cgil, “è necessario costruire percorsi di convergenza per le regioni più svantaggiate del paese, a partire da quelle del Mezzogiorno”.

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