Notizie dall'Italia e dal mondo

Cronaca

E’ morto a Milano Gerardo D’Ambrosio, coordinatore del pool Mani Pulite

NAPOLI (di Maurizio Scialdone) – Il 30 marzo, in ospedale a Milano, è morto Gerardo D’ambrosio all’età di 83 anni. Quello che Marco Travaglio ha definito “un gigante della Magistratura”.

Gerardo D'AmbrosioNapoletano, ma trasferito quasi subito al tribunale di Milano, dopo essere passato per Nola e Voghera, D’Ambrosio nella sua carriera è stato sempre al centro di feroci polemiche per un suo maledettissimo vizio. Quello di vedere le cose come lui le vedeva, senza condizionamenti di colore. Tant’è che gli fu dato del “comunista” quando intuì, riconsiderando il processo per la strage di Piazza Fontana, che dietro quell’attentato c’erano servizi deviati dello stato e gruppi neofascisti. Gli fu dato poi del “fascista” quando, da giudice, scagionò il commissario Mario Calabresi dalle accuse per la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato durante un’interrogatorio dal quarto piano della questura di Milano il 16 dicembre del 1969, quattro giorni dopo la strage della Banca dell’Agricoltura.

Trasferito poi alla Procura di Milano, dopo essersi occupato del Banco Ambrosiano e di Roberto Calvi, fu chiamato, succedendo a Borrelli, a coordinare i pm dell’inchiesta Mani Pulite. Lì lavorò a stretto contatto con Pier Camillo Davigo, Antonio di Pietro e Gherardo Colombo. Ed anche qui, non passò giorni proprio sereni. Non mancava giorno che dal mondo politico, di qualsiasi colore, si sollevassero cori di insulti verso i magistrati che in quel periodo stavano provando a rimettere un po’ d’ordine in una vera e propria voragine di denaro e legalità.

Ha sempre sostenuto che il ruolo della magistratura fosse solo una roccaforte della legalità e non uno strumento politico. E lo dimostrò nel 2006 quando si schierò, con pochi altri, contro l’indulto voluto dal Governo Prodi, nonostante fosse stato candidato al Senato proprio dall’Ulivo. In quel provvedimento furono esclusi dall’indulto i reati relativi a mafia, terrorismo, violenza sessuale, prostituzione, pornografia minorile, riciclaggio e traffico di droga, lasciando in santa pace tutti quelli riconducibili alle attività dei “colletti bianchi”. L’ex Ministro Anna Maria Cancellieri in un’intervista al Fatto Quotidiano nell’ottobre del 2013 sintetizzò: “I reati finanziari non sono stati mai presi in considerazione nei provvedimenti di amnistia e indulto“. Già… visto che non era mai stato fatto prima, perchè cominciare proprio allora?

Dev’essere per questo che, come sempre accade, intorno ai personaggi come Gerardo D’Ambrosio si faccia solo un gran parlare, senza andare invece al nocciolo della questione. Forse Gerardo D’Ambrosio era solo un giudice o un pm che voleva una giustizia giusta, di nessun colore o appartenenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.