Notizie dall'Italia e dal mondo

Cronaca

Dossier Marcegaglia, perquisito “Il Giornale” Indagati Sallusti e Porro: violenza privata

Emma Marcegaglia

MILANO – Il direttore del quotidiano Il GiornaleAlessandro Sallusti e il vicedirettore Nicola Porro sono indagati nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Napoli su presunte minacce al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. L’ipotesi formulata dai pm è di concorso in violenza privata. La sede del quotidiano e le abitazioni dei giornalisti sono state perquisite dai carabinieri del Noe, il nucleo operativo ecologico che indagava su un traffico di rifiuti, alla ricerca di documenti a sostegno dell’accusa: la presunta raccolta di un dossier riguardante il presidente di Confindustria, dopo che l’imprenditrice aveva formulatocritiche nei confronti del governo 1.

La perquisizione è scattata a seguito di intercettazioni 2disposte per un’altra inchiesta della Procura di Napoli. Che Sallusti e Porro attaccano in conferenza stampa. Per il vicedirettore de Il Giornale le presunte minacce “erano solo frasi scherzose”. E Sallusti critica la violenza della perquisizione, riservata “neanche ai criminali”.

L’inchiesta. I pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock intendono approfondire alcune conversazioni tra i due giornalisti indagati e Rinaldo Arpisella, l’addetto ai rapporti con i media del leader degli industriali, relative a insistenze affinché la Marcegaglia “correggesse” alcune dichiarazioni forti contro l’azione del governo, minacciando la pubblicazione di notizie che l’avrebbero danneggiata. Di qui l’indagine, scaturita da intercettazioni da cui, secondo i pm, sarebbe emersa la presunta intenzione del Giornale di mettere in piedi una campagna di stampa contro la Marcegaglia. I decreti di perquisizione sono stati emessi dai due pm e vistati dal procuratore Giandomenico Lepore. Nelle motivazioni del decreto di perquisizione, i magistrati affermano che il diritto di critica da parte della stampa è fuori discussione, ma il giornalista non può utilizzare i propri scritti “per coartare la volontà altrui”. Perché in questo caso si configura il reato di violenza privata.

Nella redazione del quotidiano sono giunti anche il direttore editoriale Vittorio Feltri – che si è fatto fotografare posando come se avesse le manette ai polsi – e i componenti del Comitato di redazione. Presente anche un perito nominato dall’autorità giudiziaria.

La direzione del quotidiano. In una nota il direttore del Giornale ha fatto sapere di aver dato mandato di querelare il procuratore di Napoli per diffamazione con grave danno alla propria reputazione e immagine. E in una conferenza stampa ha dato la sua versione dei fatti: “In un capo d’accusa mi viene contestato l’articolo del 16 settembre nel quale ho scritto che i pm spiano le nostre telefonate. Io ho delle fonti e ho scritto che al Giornale sapevamo di essere sotto inchiesta. Questo ha fatto muovere Woodcock, che ha mosso più di venti carabinieri spendendo così soldi dei contribuenti”.

“Una violenza che non si riserva neanche ai criminali comuni – attacca ancora Sallusti parlando delle perquisizioni – C’era il mandato anche per le perquisizioni personali. Come se eventuali dossier li tenessimo nelle mutande”. “Hanno perquisito con molta accuratezza gli uffici miei e di Porro – prosegue il direttore del quotidiano – Non hanno trovato nulla, ma hanno letto tutta la mia corrispondenza privata e l’attività del giornale. Sono stati copiati tutti i dati dove ci sono informazioni sensibili sulla mia vita personale”.

Dal canto suo, Porro afferma che quelle pronunciate nella telefonata 3 con Arpisella erano “solo frasi scherzose”. “Vorrei che sui siti venisse pubblicato l’audio –  aggiunge il vicedirettore de Il Giornale – Ci prendevamo in giro vicendevolmente”. ”Tutte le frasi che avete letto sono vere – spiega – Perché con Rinaldo Arpisella avevo un rapporto normale, dialettico e amichevole. Come tutti quelli che si occupano di economia, negli ultimi dieci anni l’ho sentito più volte al mese. Con lui ho dimestichezza nel parlare, nel fare battute, ma non nel minacciare”.

In conferenza stampa interviene anche Feltri. Confermando un interessamento, il 16 settembre mattina, da parte di Fedele Confalonieri. Ai pm Emma Marcegaglia ha raccontato di aver chiamato personalmente il presidente di Mediaset perché intervenisse presso Il Giornale. Feltri oggi spiega che Confalonieri voleva sapere se corrispondeva al vero la preoccupazione del presidente di Confindustria su un’inchiesta nei suoi confronti da parte del quotidiano per una ”’campagna a tappeto”. “Io – ha spiegato Feltri – non ne sapevo nulla. Sallusti mi aveva riferito dello scherzo fatto da Porro ad Arpisella. Ho pensato ‘ma che pirla Porro che si diverte a fare queste cose’. A Confalonieri ho detto che il Giornale non voleva fare nulla contro la Marcegaglia. Lui non ha esercitato pressioni, la sua telefonata era volta solo ad avere informazioni”.

“La Marcegaglia – conclude Feltri con tono scherzoso – parla ogni due minuti alla televisione e ci ha fatto venire il latte alle ginocchia. Anzi, se permettete, ci ha anche rotto i coglioni. Quando ero direttore non me ne fregava niente di intervistarla. E penso di interpretare il pensiero di Sallusti e cioè che anche a lui non interessa una sua intervista”.

“Questa operazione arriva in un clima di veleno e fango che sono stati sparsi sul nostro giornale per alcune inchieste scomode documentate dalla prima all’ultima pagina” dice Felice Manti, componente del Cdr delGiornale che “si batterà perché la verità venga fuori. Per i colleghi vale il principio di innocenza e solo la magistratura potrà chiarire se c’è stato un dossier o meno”.

Fnsi: “Che non sia controllo preventivo”. “Grave inquietudine per quanto sta accadendo – dice il segretario nazionale della Federazione nazionale della Stampa, Franco Siddi – Pur nel rispetto del lavoro dei magistrati, non vorremmo che gli interventi in atto assumessero i caratteri del controllo preventivo sulla stampa”.

“Non ci sono mai piaciute le perquisizioni nelle sedi dei giornali e per questo non ci è piaciuta neppure quella ordinata nella sede del Giornale“, afferma in una nota Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21. “Se davvero si vogliono mettere le mani sulla fabbrica dei veleni le perquizioni andrebbero disposte altrove, anche a costo di disturbare logge e servizi deviati”.

Il centrodestra. “La Procura di Napoli sta dando il suo contributo alla libertà di stampa perquisendo Il Giornale e alcuni giornalisti” dice il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. “Siamo molto curiosi di vedere le reazioni di coloro che sono mobilitati per il disegno di legge sulle intercettazioni. Siamo ancor più curiosi di capire le ragioni e le conseguenze di una iniziativa che ha aspetti devastanti”.

”Leggo esterrefatto le notizie che riguardano la perquisizione nella sede del Giornale – dichiara il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri – Mi auguro che chi dice di difendere la libertà dell’informazione faccia sentire forte la sua voce”.

“Anziché scagliarsi pregiudizialmente contro la magistratura, sarebbe bene se qualcuno nel Pdl riflettesse – dichiara il direttore del Secolo d’Italia e parlamentare di Fli – Quel che oggi è ipotizzato contro la Marcegaglia il Giornale lo ha già fatto nei confronti di Boffo e di Fini”. (La Repubblica)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.