Chiesti nove anni per Tony Colombo e Tina Rispoli per concorso esterno in associazione mafiosa
Continua nell’aula bunker del carcere di Poggioreale il processo che vede imputati Tony Colombo, cantante neomelodico, e sua moglie Tina Rispoli, con un’accusa pesante: concorso esterno in associazione mafiosa per il loro presunto coinvolgimento negli affari del clan Di Lauro. Il PM Lucio Giugliano ha avanzato una richiesta di pena di nove anni di reclusione per entrambi, ritenendo che i due abbiano avuto ruoli significativi nelle attività del clan di Secondigliano.
La storia della coppia, che ha suscitato clamore mediatico fin dal matrimonio sfarzoso del 2019, si intreccia con le vicende del clan Di Lauro. Colombo e Rispoli, secondo l’antimafia, avrebbero contribuito al sostegno economico della cosca, con Colombo che, per l’accusa, avrebbe beneficiato di ingenti somme messe a disposizione da Rispoli, legandosi così agli affari della cosca. Emblematico, sempre secondo l’accusa, l’episodio di un sequestro di sigarette in cui Colombo sarebbe stato coinvolto insieme a Vincenzo Di Lauro, figlio del boss Paolo, esprimendo poi disappunto in alcune intercettazioni per l’intervento delle forze dell’ordine. Dagli atti emerge inoltre che Rispoli, vedova del boss Gaetano Marino, avrebbe investito in favore del clan i proventi derivati dagli immobili lasciati dal primo marito assassinato. Anche se i due non vengono considerati figure apicali, l’antimafia ha delineato un quadro in cui il loro sostegno ha giovato al clan nel portare avanti la propria “svolta imprenditoriale”.
Il processo coinvolge in totale venti imputati, tra cui spiccano figure di primo piano come Vincenzo Di Lauro e Raffaele Rispoli. Vincenzo, secondogenito di Paolo Di Lauro, soprannominato “Ciruzzo ’o milionario”, avrebbe assunto la guida del clan con un approccio strategico improntato al business e all’uso delle tecnologie. La procura ha chiesto per lui venti anni di carcere. Stessa pena invocata anche per Raffaele Rispoli, fratello di Tina, considerato un elemento di spicco nella zona di via Cupa dell’Arco e ritenuto una figura chiave del clan. La prossima udienza, sempre nell’aula bunker di Poggioreale, sarà il turno delle arringhe degli avvocati difensori, che proveranno a smontare le accuse mosse contro gli imputati. Dopo le arringhe, la parola passerà al Giudice dell’Udienza Preliminare (Gup) che deciderà in merito alle richieste dell’accusa.
La storia della coppia, che ha suscitato clamore mediatico fin dal matrimonio sfarzoso del 2019, si intreccia con le vicende del clan Di Lauro. Colombo e Rispoli, secondo l’antimafia, avrebbero contribuito al sostegno economico della cosca, con Colombo che, per l’accusa, avrebbe beneficiato di ingenti somme messe a disposizione da Rispoli, legandosi così agli affari della cosca. Emblematico, sempre secondo l’accusa, l’episodio di un sequestro di sigarette in cui Colombo sarebbe stato coinvolto insieme a Vincenzo Di Lauro, figlio del boss Paolo, esprimendo poi disappunto in alcune intercettazioni per l’intervento delle forze dell’ordine. Dagli atti emerge inoltre che Rispoli, vedova del boss Gaetano Marino, avrebbe investito in favore del clan i proventi derivati dagli immobili lasciati dal primo marito assassinato. Anche se i due non vengono considerati figure apicali, l’antimafia ha delineato un quadro in cui il loro sostegno ha giovato al clan nel portare avanti la propria “svolta imprenditoriale”.
Il processo coinvolge in totale venti imputati, tra cui spiccano figure di primo piano come Vincenzo Di Lauro e Raffaele Rispoli. Vincenzo, secondogenito di Paolo Di Lauro, soprannominato “Ciruzzo ’o milionario”, avrebbe assunto la guida del clan con un approccio strategico improntato al business e all’uso delle tecnologie. La procura ha chiesto per lui venti anni di carcere. Stessa pena invocata anche per Raffaele Rispoli, fratello di Tina, considerato un elemento di spicco nella zona di via Cupa dell’Arco e ritenuto una figura chiave del clan. La prossima udienza, sempre nell’aula bunker di Poggioreale, sarà il turno delle arringhe degli avvocati difensori, che proveranno a smontare le accuse mosse contro gli imputati. Dopo le arringhe, la parola passerà al Giudice dell’Udienza Preliminare (Gup) che deciderà in merito alle richieste dell’accusa.