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Cronaca

Camorra, la crisi colpisce anche il mercato della droga

NAPOLI (di Chiara Minieri) – La crisi non risparmia nessuno, nemmeno la camorra: è di questi giorni il ritrovamento dei taccuini dei conti del clan Di Lauro, a Scampia. Cinque taccuini in cui è annotata qualsiasi spesa, dalla retribuzione dei pusher alla benzina acquistata per i motorini dei corrieri della droga, fino alle soste di questi ultimi nei bar. C’è una bella differenza tra queste annotazioni e quelle di qualche anno fa, nello specifico del 2010: aumentate le spese per i fabbri, necessarie per proteggere fisicamente le piazze di spaccio, scomparsa del tutto la cifra vitalizia destinata alla moglie del boss, che inizialmente ammontava a 3.500 euro al mese, mentre alla voce ‘uscite’ si possono notare i soldi destinati ai figli di Di Lauro, alla fidanzata di Cosimo – attualmente in carcere – e a tutti gli altri, anch’essi al centro di vistosi cambiamenti. Salta all’occhio, infatti, la diminuzione del denaro per Antonio Di Lauro: da cinquecento euro giornalieri si arriva a duecento, per poi stabilizzarsi ai trecentocinquanta. Insomma tempo di restrizioni: del resto gli stessi clienti sono fortemente diminuiti a causa dei continui controlli e delle incursioni improvvise delle forze dell’ordine, cosa che rende obbligatorio per i pusher ricorrere ai corrieri in motorino, appunto, evitando di sostare troppo a lungo nelle piazze. Ma nonostante tutto questo l’attività della camorra non si ferma, ed è a questo punto che si guarda allo stato: a causa della spendig review i soldi destinati alla lotta contro la criminalità organizzata sono stati dimezzati creando ovviamente diversi problemi,

come afferma il vicecapo della polizia Francesco Cirillo “Se avessimo avuto l’emissione di circa 200 misure cautelari che la Procura ha chiesto da qualche anno all’ufficio Gip, forse a quest’ora la situazione sarebbe più gestibile. Nei quartieri della nuova faida ci sono oltre 200 persone che oggi potrebbero stare in carcere invece d’essere libere di fare gli interessi dei clan”. I tagli vengono percepiti come sempre più pesanti, stando alle parole del procuratore aggiunto di Napoli, Sandro Pennasilico “gli uffici sono sovraccarichi di fascicoli e il personale è insufficiente. I tagli al personale sono progressivi. C’è gente che va in pensione e non viene più sostituita. Non ci sono fondi e quindi è saltato anche il lavoro straordinario”.

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