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Batterio killer, allarme della Coldiretti: “Il 79% degli italiani è preoccupato”

MILANO – «La contaminazione da batteri è motivo di preoccupazione per il 62% dei cittadini europei ma la percentuale sale al 79% in Italia, anche per il rincorrersi di notizie contraddittorie che spesso si rivelano infondate». Lo afferma la Coldiretti su dati Eurobarometro, in occasione dell’allarme lanciato dall’Oms sulla virulenza del ceppo di Escherichia Coli diffuso in Europa. «Dopo le rassicurazioni del Ministero della Salute e dell’Istituto superiore della Sanità, l’unico pericolo certo che corre l’Italia è – sottolinea la Coldiretti – il danno economico per i produttori agricoli per la grande reattività dei consumatori alle emergenze evidenziata dall’indagine Eurobarometro». PSICOSI – «Oltre un cittadino su tre (35%) evita – prosegue l’organizzazione agricola – di acquistare per un certo periodo i prodotti di cui ha sentito parlare nell’ambito di una emergenza relativa alla sicurezza alimentare, secondo Eurobarometro. Occorre fare immediata chiarezza sull’evoluzione dell’ epidemia per superare una psicosi che rischia di essere devastante per la salute e per l’economia». Il batterio killer arriva in Europa a dieci anni esatti dal primo caso di mucca pazza e – stima la Coldiretti – fa salire a ben 5 miliardi i danni provocati dalle psicosi nei consumi generati da emergenze alimentari, vere e presunte, che si sono verificate nell’ultimo decennio. VERSO LA STABILIZZAZIONE – «La situazione è che il numero di nuove infezioni sembra essersi stabilizzato», ha detto venerdì Reinhard Brunkhorst, presidente della Società tedesca di sofrologia e responsabile dell’ospedale universitario della regione di Hannover (Nord), dove sono stati registrati numerosi decessi. Brunkhorst ha comunque sottolineato che si tratta dell’epidemia«più importante causata da un batterio negli ultimi decenni». Intanto, i casi di infezione da Escherichia coli, il batterio che fino ha ucciso 18 persone e della Sindrome emolitica uremica (Seu) sono rispettivamente 1.112 e 502 e si sono verificati in 12 Paesi (11 europei più gli Stati Uniti) e tutti risultano avere un legame con la Germania. Lo segnala il più recente aggiornamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), relativo ai casi registrati il 2 giugno. L’Oms ribadisce inoltre che «non sono raccomandate restrizioni al commercio in relazione all’infezione». Dal 31 maggio al 2 giugno, secondo l’Oms, si registrano 7 casi di infezione in più e 3 di Seu. Il Paese più colpito è la Germania, dove al 31 maggio erano riportati 1.064 casi di infezione e 470 casi di Seu. IN EUROPA- Nel resto d’Europa e al di là della Germania, il maggior numero di casi si registra in Svezia (28 infezioni e 15 Seu), seguita da Danimarca (10 e 7), Olanda (4 e 4), Gran Bretagna (4 e 3), Francia (6 infezioni), Austria (2 infezioni), Svizzera (2 infezioni), Repubblica Ceca (1 infezione), Norvegia (1 infezione) e Spagna (2 casi di Seu). Negli Stati Uniti di registrano 2 casi di Seu. «Tutti questi casi, ad eccezione di 2, riguardano persone che risiedono o che hanno visitato recentemente la Germania settentrionale nel periodo di incubazione dell’infezione, pari a 3-4giorni», rileva l’Oms in una nota. In un caso l’infezione è avvenuta in seguito a un contatto con persone provenienti dal Nord della Germania. RUSSIA VS UE-Giovedì la Russia aveva deciso il blocco dell’importazione delle verdure dell’Unione europea. Decisione che aveva assai irritato Bruxelles. Che venerdì è tornata sul punto: il rappresentante dell’UE a Mosca, Fernando Valenzuela ha detto il divieto russo viola le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) alla quale la Russia vuole aderire quest’anno. Vladimir Putin ha sua volta ha dichiarato: «Non avveleneremo i nostri cittadini in nome dell’Organizzazione Mondiale del Commercio». (Corriere della Sera)

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