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Cronaca

Inquinamento in Campania, aumentano i tassi di tumore

NAPOLI (di Daniele Pallotta) – “In Campania il tasso di neoplasie, cioè la percentuale di persone che nell’arco della loro vita contrae un tumore, è del 39%, molto più alta del resto delle regioni italiane, dove la media è di circa il 5%. Sono stati inoltre compiuti monitoraggi su 800 persone per verificare la presenza di sostanze tossiche nel sangue, ma al momento la Regione, che ha commissionato la ricerca, ha deciso di tenere secretati i risultati, disponibili da alcuni mesi” : il professor Amato Lamberti, docente presso la Facoltà di Sociologia, e direttore scientifico del primo “Osservatorio sulla camorra”, denuncia la mancanza di trasparenza da parte delle istituzioni sui dati emersi dalle ricerche cliniche, che, secondo l’Istituto Superiore della Sanità, spetta alla Regione rendere pubblici. In piazza Municipio, davanti palazzo San Giacomo, comuni cittadini, una rappresentanza di Medici per l’ambiente, e alcune associazioni, tra cui Napoli Punto e a Capo, hanno manifestato la paura per il degrado ambientale ed il rischio sanitario che investe la regione Campania.  Ma associazioni e partiti non devono strumentalizzare e impadronirsi del vessillo dell’impegno civile per la salute; sull’indipendenza da qualsiasi schieramento politico il dottor Gennaro Esposito, l’oncologo Antonio Marfella, il dottor Gerardo Ciannella, presenti in piazza, sono compatti : “queste iniziative devono restare libere da intrusioni dei partiti, si tratta della salute collettiva” dichiara il dottor Marfella.

LA LAPIDAZIONE CON SASSI CANCEROGENI. Antonio Marfella, oncologo del Pascale di Napoli spiega che l’organismo umano è lapidato da “sassi cancerogeni”, diossina, polveri sottili, amianto, che aumentano il rischio di contrarre tumori. “Bisogna ridurre le fonti di inquinamento, discariche non a norma, inceneritori, traffico, perché sono tutte nocive anche se non si sa quando il sasso sarà mortale.” Si ricordano le ricerche già pubblicate: nel 2004 la  rivista scientifica internazionale The Lancet Oncology ha riportatouno studio di Kathryn Senior e Alfredo Mazza, quest’ultimo ricercatore del CNR di Pisadal titolo: Italian “Triangle of death” linked to waste crisis (Il “Triangolo della morte italiano” collegato alla crisi dei rifiuti); nel 2007 Un ulteriore studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche e Regione Campania ha monitorato in 196 comuni campani la mortalità per tumori e le malformazioni congenite nel periodo dal 1994 al 2002.

LA PREVENZIONE E’ LA SOLA SALVEZZA. Altre ricerche, riguardanti soprattutto casi di mesotelioma pleurico, pubblicate tra il 2006 e il 2009, sono state effettuate dal gruppo di lavoro coordinato dal dottor Ciannella: “nel 2009 noi ricercatori del Monaldi abbiamo riscontrato in Campania un aumento del 50% delle neoplasie tumorali pleuriche  rispetto agli anni pregressi, e ogni anno diagnostichiamo 750 tumori polmonari non legati all’abitudine del fumo. Il rapporto diretto con le discariche abusive è dimostrato: l’area di Bagnoli, Pianura, Soccavo, Portici,  San Giorgio a Cremano, Marigliano, san Giuseppe Vesuviano sono le aree dove si rileva il più alto tasso di neoplasie, per le discariche abusive, l’inquinamento delle falde acquifere e dell’aria. Per l’amianto il rischio non è più lavorativo, ma abitativo. I progressi della medicina in campo di diagnosi preventiva sono insufficienti perché le cure non sono migliorate. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha comunicato che  i progressi per la salute dell’uomo sono legati alla bonifica dell’ambiente. La prevenzione ambientale costa molto meno delle cure. Noi chiediamo un registro dei tumori, monitoraggio ambientale del territorio, centraline per il rilevamento delle polveri sottili, monitoraggio biologico, ossia analisi del sangue a campione. La gente deve sapere, altrimenti rischiamo nei prossimi anni un’ecatombe di tumori.”

FRUTTA CON OLIO COMBUSTIBILE. Anche il suolo è contaminato. Il dottor Gennaro Esposito porta con sé un sacchetto con un caco, un mandarino e un limone, sono ricoperti di sostanze di colore scuro. “Un contadino di Acerra ha voluto farmeli vedere, sono ricoperti di oli combustibili, difficili da raschiare via. LE cause sono la centrale a biomasse che brucia olio di palma e probabilmente l’inceneritore. L’ASL, informalmente, ci ha detto che 3 campioni di frutta di Acerra su 68 sono contaminati da oli combustibili. Noi chiediamo un’analisi su almeno 1000 campioni. I cittadini non conoscono i valori delle emissioni dell’inceneritore. Le tre centraline non sono sufficienti. Mancano i dati relativi ai valori emessi dal camino. Nell’inceneritore viene sversato tritovagliato tal quale, cioè spazzatura triturata, che non andrebbe smaltita così. Il direttore dell’Arpac Volpicelli non ha ancora reso noti tutti i dati sulle emissioni. L’A2A se ne disinteressa, perché riceve i fondi cip 6.”

LA TERRA DEI FUOCHI. I rifiuti vengono costantemente bruciati senza alcun rispetto delle norme nella cosiddetta “Terra dei Fuochi”. “Da molti anni ci sono roghi ogni giorno, nell’ultimo periodo anche 15 roghi al giorno, in un’ area, quella tra Napoli e Caserta, che comprende 42 comuni e oltre 1 milione di cittadini. – spiega Angelo Ferrillo, tra i curatori del sito internet “La terra dei fuochi”- “ Le forze dell’ordine non possono presidiare un’area tanto vasta a lungo. Dopo una prima fase di identificazione dei responsabili deve avvenire un cambiamento strutturale dello smaltimento dei rifiuti, ma solo le istituzioni, finora segnate da un immobilismo inquietante nonostante le nostre denunce, possono farlo. Dietro i roghi c’è soprattutto la mano della camorra; alcuni rom coinvolti nella vicenda fanno parte della bassa manovalanza. Noi continueremo con la nostra attività di denuncia, il rischio sanitario è allarmante.”

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