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Economia

Il futuro economico del web messo in pericolo dal Buzz Marketing

NAPOLI (di Livio Pizzi) – Da quando è iniziato il tormentone della crisi economica gli investimenti delle aziende sul web hanno iniziato a prendere una strana forma, da un lato sta precipitando l’interesse verso i classici banner (il cosiddetto “tabellare”) e dall’altro iniziano a spuntare come funghi attività di webmarketing non convenzionali: Buzz Marketing, Word of mouth, Viral e chi più ne ha più ne metta. Questo nuovo modo di operare, che si sta affermando e che presto diventerà lo standard pubblicitario sul web è estremamente pericoloso, in primo luogo perché tende a portare sul web la filosofia che gira su parecchie riviste cartacee, ovvero che il contenuto si mescola con l’advertising abbattendo il muro che separa l’articolo dalla pubblicità. In secondo luogo perché tende a superare le logiche secondo le quali l’inserzionista paga per avere una presenza sul sito, arrivando al punto estremo in cui il compenso non fa parte della strategia.
Infine si rischia di essere uno dei metodi più rapidi per distruggere la reputazione di un sito, magari costruita con fatica nel corso degli anni: il webmaster si fa tentare, scrive un paio di articoli ed i lettori abituali, non sprovveduti, scoprono immediatamente la cosa e la reputazione è andata. Ecco la situazione che si sta delineando.
I pochi soldi investiti online non vanno a ricadere nelle tasche di chi gestisce del sito, ma in quelle dell’agenzia, che si occupa di portare in giro il Brand per il web, scorrazzando per blog e forum, e guardandosi bene dal lasciare nelle mani di blogger e webmaster qualche meritato euro. Allora cosa si fa? si investe nei social, i siti non sono più di moda! Sbagliato!Innanzitutto, molte di queste fantomatiche buzz agency non investono nei social, semplicemente li sfruttano.

Vanno su Facebook, aprono fan page e gruppi dedicati al Brand da promuovere, magari sviluppano o fanno sviluppare qualche piccola applicazione, ma nelle casse di Facebook non versano nemmeno un centesimo.
E sul versante dei siti e dei blog, ovvero le fonti che producono contenuti di qualità, si vedono sempre meno soldi.
Non spunta nessuna valida alternativa ad AdSense, e chi non ha un grosso numero di Pageview fa grandissima fatica a monetizzare. Spunta anche la moda dei social (Facebook in testa a tutti) che distoglie da siti e blog le poche briciole di budget per la pubblicità “tradizionale” che ancora girano in Rete. Se questo si confermerà come l’andazzo imperante si prevedono tempi duri per il web, o almeno per il web come lo conosciamo ora. Perchè davvero è difficile immaginare una Rete fatta da blog infarciti di post sponsorizzati, o da forum pieni zeppi di “consigli per gli acquisti”, una Rete dove se un piccolo webmaster vuol monetizzare sarà inevitabilmente costretto a fare il teleimbottitore.