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Maroni: niente case popolari ai rom Don Colmegna: noi andiamo avanti


Roberto Maroni

MILANO – «Nessuna delle famiglie che saranno allontanate dai campi nomadi regolari di Milano e che hanno i titoli per restare in città, saranno ospitate in alloggi popolari, come originariamente previsto nel piano per l’emergenza rom». Lo ha annunciato il ministro dell’Interno Roberto Maroni al termine del vertice sulla cosiddetta «emergenza rom» che si è tenuto lunedì mattina in Prefettura a Milano. «Il campo rom di Triboniano verrà chiuso – ha affermato Maroni – e chi stava dentro e ha i titoli per restare in città avrà una sistemazione, escludendo l’utilizzo di case Aler (di edilizia residenziale pubblica, ndr) o nella disponibilità del patrimonio immobiliare del Comune».

«PER RISOLVERE PROBLEMI NON SE NE CREANO ALTRI – «E’ una scelta politica, di saggezza – ha detto il responsabile del Viminale -, che mette d’accordo le sensibilità di tutti, compresa quella di chi vuole l’assegnazione delle case popolari prima ai milanesi». La chiara allusione è a Lega e Pdl, che si erano opposti al piano «sfiduciando» l’assessore Moioli. La soluzione alternativa verrà trovata da Gian Valerio Lombardi, prefetto e commissario straordinario per l’emergenza rom. Secondo Maroni sarà comunque «facile» trovarla perché «siamo di fronte a solo 25 casi» (gli appartamenti, destinati al privato sociale, erano in tutto 25, ndr) e in ogni caso la linea adottata a Milano negli ultimi due anni per i rom è «un modello per tutta l’Europa». «Quando si vogliono risolvere problemi non se ne creano altri, ma si cerca una soluzione che metta d’accordo tutte le sensibilità», ha aggiunto Maroni. Per i rom che lasceranno il campo di Triboniano la soluzione è affidata «al grande cuore di Milano». «Sarà trovata una soluzione – ha sottolineato il ministro – che non susciti quelle reazioni negative – peraltro poco giustificate, ma che comunque abbiamo registrato – che rischiano di vanificare lo sforzo enorme che hanno fatto le istituzioni, in primo luogo il Comune, per dare una soluzione a una situazione grave».

UNO «STOP» AI ROMENI – «Proporrò al governo e al Parlamento che ci venga data la possibilità di espellere i cittadini comunitari se non hanno i requisiti previsti dalla direttiva europea del 2004», ha detto Maroni. Che ovviamente pensa ai romeni: ha infatti ricordato che questa innovazione legislativa è particolarmente urgente, visto che all’inizio del prossimo anno Paesi «come la Romania» sono destinati ad entrare nell’area Schenghen. Maroni sostiene la necessità di una nuova normativa per applicare concretamente nel territorio italiano quanto previsto dalla direttiva europea del 2004 che disciplina il soggiorno dei cittadini comunitari negli altri Stati membri dell’Unione europea. «Serve una innovazione legislativa che ho in animo di prendere – ha spiegato il ministro dell’Interno – per applicare concretamente gli obiettivi della direttiva europea del 2004».

VIA CHI NON GUADAGNA – Il principio che ispirerà l’intervento legislativo del Viminale è quello di trovare strumenti efficaci per allontanare tutti i cittadini che non hanno un reddito e un lavoro sufficienti per il proprio mantenimento e contemporaneamente garantire percorsi di accoglienza e integrazione con chi, avendo invece i titoli per restare, si impegna a rispettare le regole della convivenza civile. «Occorre un segnale netto – ha osservato Maroni – anche in vista di scadenze importanti, come l’allargamento dell’area Schengen alla Romania, e il sistema da predisporre sarà basato su due aspetti: il rigore, ovvero rimane soltanto chi è nelle condizioni per poter rimanere e rispetta le regole, e poi l’accoglienza e l’integrazione».

TRIBONIANO SARA’ SMANTELLATO – Soddisfazione è stata espressa dal sindaco di Milano Letizia Moratti che pure, fino a qualche giorno fa, era orientata ad una soluzione diversa per le famiglie rom che saranno allontanate dal campo di Triboniano. Il sindaco ricorda le politiche del Comune volte non solo ad «azzerare i clandestini ma ad «alleggerire» i campi regolari: non rimane nel campo chi non manda i figli a scuola e chi commette reati. Chiudere il campo di Triboniano, come è stato ribadito oggi «è una decisione a favore dei cittadini milanesi che avranno maggiore sicurezza», sottolinea il ministro Maroni. «Oggi abbiamo confermato – è intervenuta la Moratti – una linea di estremo rigore, ma anche di umanità per le emergenze e le fragilità di chi ha diritto a rimanere». Dopo tante polemiche, il campo sarà smantellato se non entro la fine di ottobre, comunque al più presto. La nomina del prefetto Lombardi a commissario straordinario per l’emergenza rom durerà fino al 31 dicembre.

IL PD: MORATTI COMMISSARIATA – «Maroni si dimostra sempre meno un ministro e sempre più un capopopolo leghista. Nei fatti, col suo intervento sulle case a Rom a Milano, Maroni ha letteralmente commissariato la Moratti», afferma il deputato del Pd Enrico Farinone, vice presidente della Commissione Affari Europei. «Maroni sente odore di elezioni e così va giù duro contro il comune di Milano – continua Farinone -. Non solo commissaria la Moratti, ma sconfessa quanto disposto dall’assessore Moioli».

«NOI ANDIAMO AVANTI» – Preso atto delle dichiarazioni di Maroni, la fondazione Casa della carità, il Centro ambrosiano di solidarietà e il Consorzio Farsi Prossimo ribadiscono: «Continueremo a rispettare gli impegni presi così come da convenzione firmata lo scorso 5 maggio con Prefettura e Comune di Milano». La convenzione prevedeva, così come richiesto dal Comune di Milano, l’assegnazione di case popolari Aler escluse dalla disciplina e.r.p. (come da Deliberazione regionale del 5 agosto) al privato sociale: 15 appartamenti alla fondazione Casa della carità, 5 al Centro ambrosiano di solidarietà, 5 al consorzio Farsi Prossimo. Perciò i tre enti, «così come concordato con Prefettura e Comune attraverso il cosiddetto Piano Maroni», destineranno le case «a quelle fasce di popolazione connotate da particolari fragilità. Una categoria nella quale rientrano alcuni nuclei famigliari che abitano nei campi regolari di via Triboniano e via Novara». I tre enti sottolineano che «nei giorni scorsi 11 famiglie rom hanno già ottenuto l’assegnazione delle case con un atto ufficialmente firmato da Prefettura e Comune». «Il nostro lavoro proseguirà in questa direzione e con il consueto spirito di collaborazione. Qualora dovesse arrivare una comunicazione ufficiale nella quale verrà espressamente indicato di non assegnare le case alle famiglie rom, prenderemmo atto del mutato stato di cose e metteremmo in discussione la convenzione. Perché vogliamo operare, sia da un punto di vista culturale che sociale, senza mettere in atto forme di discriminazione», concludono i tre enti. (Il Corriere della Sera)

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