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La peggiore Italia mai vista passa come prima

(di Eleonora Poisabella) – Si chiude la fase a gironi di questa edizione 2016 dell’Europeo, che vede l’Italia  trionfare nel girone F su Belgio Irlanda e Svezia. Nell’ultima gara prevista la formazione di mister Conte affronta l’Irlanda, la quale si aggrappa all’ultima possibilità per prolungare la propria permanenza all’interno della competizione europea.

Il gol di Brady che ha deciso la partita. GettyA scendere in campo non sono però i cosiddetti titolari, lasciati in panchina a riposare in vista del ben più importante match di lunedì contro la Spagna. L’undici azzurro dunque, notevolmente rimaneggiato e senza nessuno che sia in grado di impostare il gioco, fatica a trovare i propri equilibri, lasciando fin troppo spazio agli avversari. Gli Irlandesi infatti tentano spesso di rendersi pericolosi, ma la loro carenza di qualità tecniche mette al sicuro la porta degli azzurri per gran parte del match; a pochi minuti dalla fine però il colpo di testa di Brady supera Sirigu, regalando così la gioia inaspettata di passare il turno agli uomini di O’Neill, che con questa vittoria si qualificano tre le migliori terze.

Di fatto una sconfitta che non toglie nulla alla nostra nazionale, già sicura di passare alla fase successiva come migliore del proprio girone, ma che evidenzia in maniera drammatica i limiti di una squadra, priva di idee e di iniziativa; soltanto l’ingresso di Insigne riesce infatti a destare dal sonno i tanti tifosi accorsi allo stadio di Lille per incitare la propria squadra.

Dopo questa partita è dunque impossibile decretare un migliore in campo, poiché la squadra al completo ha dimostrato le proprie carenze, che potrebbero risultare decisive nel prossimo e ben più impegnativo match contro la Spagna.

Peggiore in campo: si contendono invece il titolo di peggiore in campo Bernardeschi e Thiago Motta, il primo inesistente sulla propria fascia di competenza, il secondo che, oltre a rendersi  protagonista di una prestazione ai limiti dell’invisibile, finisce col diventare spesso l’uomo in più per gli avversari.

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