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Credere, obbedire, comprendere!

NAPOLI (di Luca Delgado) –  Del verbo “obbedire”, in un’epoca come la nostra dove siamo costantemente chiamati ad eseguire piuttosto che a pensare, se ne fa un uso ricorrente e addirittura spropositato. Obbediamo al nostro capo, obbediamo alla legge, obbediamo ad alcune logiche di mercato, obbediamo alla religione, obbediamo alle regole, chi più chi meno. In generale, la parola obbedienza, ci porta immediatamente a considerare la sottomissione al volere di qualcosa o qualcuno. Pensate ad un genitore che dice al figlio: “obbedisci!”.
Eppure basterebbe ricordarsi dell’etimologia della parola, andare a guardare quale fosse il significato di “obbedire” in origine, per capire che i latini in realta’ non avevano una concezione così passiva dell’ubbidienza.
Obbedire deriva dal latino ob-audire, che significa: ascoltare stando di fronte. Il verbo obeo, poi, vuol dire andare incontro, incontrare.

V-FX-0009I latini in sintesi, conferivano a chi riceveva un comandamento, un ruolo attivo. Non si trattava per loro di eseguire un ordine; si trattava al contrario di ascoltare, con attenzione, comprendere ed agire andando incontro a chi l’ordine lo aveva impartito. Basterebbe ricordarsi di questo, ogni qualvolta siamo chiamati ad obbedire. Basterebbe cioè andare a fondo, cercare di farsi persuadere, prima di eseguire un compito come automi. E questo vale per la religione, per i regolamenti, per tutto.

E una volta compreso appieno l’ordine, poter con partecipazione attiva dire “obbedisco”: “mi hai persuaso”.
Nanni Moretti, in una celebre scena del film Palombella Rossa, urlava quasi a squarciagola che “le parole sono importanti”!!! Bisognerebbe cercare di non dimenticarne mai il vero significato.

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