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Visite teatralizzate di NateA, esperimento riuscito

NAPOLI (di Anita Laudando) – Dall’alto spunta Antonio Perna con abiti e spirito illuminista, il soffio vitale del principe Raimondo di Sangro è redivivo nel Museo Cappella Sansevero.

Le visite teatralizzate di NateAArte barocca e alchimia senza tempo, voluta in ogni suo particolare dal settimo Principe di Sansevero, era già meta ambita durante il viaggio  detto “Grand Tour” compiuto dai ricchi giovani dell’aristocrazia europea  del XVII secolo.

“Agli occhi del popolo, ignorante e bacchettone, divenni uno STREGONE. Dissero che avevo costruito 7 seggiole con le ossa di altrettanti cardinali e la cui stoffa era la loro stessa pelle; dissero che rapivo povera gente per usarla come cavie per i miei “esperimenti infernali”.

I testi di Febo Quercia sono un manto di cultura che rendono preziose  le visite teatralizzate di NateA, e Domenica 19 gennaio 2014, l’iniziativa è riuscita, come sempre del resto, con grande spessore. In un luogo così eccezionale, nessun plagio e nessuna maldestra emulazione potrebbe azzardare la perla storica e teatrale di questa associazione e del suo lavoro.

La Pietatella, gruppi scultorei, reti di marmo, simboli massonici, angeli e aneddoti ci sono presentati con coscienza dall’ esperta guida Alessia Zorzenon, preparata alle tante domande di un pubblico esperto oltre che attento.

L’atmosfera tra ironia e magia ripercorre i momenti salienti della vita del Principe. I personaggi sono studiati e introiettati nel minimo dettaglio; Di Perna e il suo Di Sangro incutono reverenza, qualcuno tra il pubblico sussurra: “Raimondo proteggici tu”! Un’eredità mentale che fa sorridere a pensarci a freddo, ma che esprime il senso di un evento che ha saputo sfruttare pienamente le potenzialità della location, pur lasciandola protagonista indiscussa, come merita.

Incalzanti i dialoghi, credibile, oltre che seducente, l’ “apparizione” del medico palermitano Giuseppe Salerno interpretato da Stefano Ferraro.

La godibilità della visita alle macchine anatomiche, è stata supportata dalla presenza casuale di un medico ricercatore, il quale condividendo con tutti gli astanti i risultati di uno studio per l’anatomia del sistema circolatorio,pubblicato a dicembre 2013, ci svela che  osservando a computer le macchine anatomiche di Raimondo di Sangro, è possibile dedurre che almeno per quanto riguarda il circolo coronarico, il Principe aveva realmente trovato una tecnica iniettiva in grado di mantenere integre vene ed arterie.

Insomma, è lecito ritenere che, almeno alcune piccole parti di quei corpi siano autentiche? Il mistero continua ed evolve, almeno finché la gioia della cultura che genera cultura, è così fervida.

 I due “studi anatomici” come li chiamava Raimondo e il suo medico, sono stati più volte usurpati, in passato, allo scopo di scoprirne il segreto. Del feto della donna non resta che uno squarcio amaro, eppure le emozioni sono complete, inaspettate. Risalendo in Cappella troviamo Antimo Casertano illuminato di dolore nelle vesti dello scultore del Cristo velato:  “Chi c’è sotto quel velo? Tu che dormi e aspetti la luce di tuo Padre, o c’è la vita di un umile modellatore di presepi? Dimmelo! Dimmi se quella sindone ricopre il volto di Cristo o di Giuseppe Sanmartino…Perché non mi rispondi?”. L’identificazione, la suspance, la suggestione di sentirsi privilegiati è palpabile. Siamo di fronte ad una scultura marmorea irriproducibile, intorno a cui un attore interpreta, egregiamente, il monologo del suo scultore, dei cui pensieri è stato medium un giovane autore contemporaneo, nascosto tra labirinti di un testamento di pietra.

 “La conoscenza è stata un ossessione di tutta una vita. La mia unica colpa è che mi sono divertito alle spalle dell’ignoranza, ma la verità, signori, è che sono nato nell’epoca sbagliata….nonostante le sue imperfezioni, io, sono un fanatico dell’uomo!”

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