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(Video) Tango: danza, musica e lunfardo

(Servizio: Renata Ilaria Bernardo – Video: Daniela Giordano)

NAPOLI – Ancora cultura a Napoli, grazie a un incontro con il tango tenutosi lo scorso sabato 16 febbraio 2013 alla Feltrinelli di piazza dei Martiri. L’evento, a cura del Maestro Fernando Alfredo Cabrera, è stato presentato dall’Istituto Cervantes di Napoli, istituzione finalizzata principalmente alla diffusione della cultura spagnola e ispanoamericana, dove il Maestro tiene un corso di tango suddiviso in due classi sempre accessibili a tutti.

Fernando Alfredo Cabrera, argentino, ballerino, performer, artista a tutto tondo e poliedrico ha tenuto una vera e propria conferenza sul tango in un’ottica fortemente protesa a ciò che, solo in ultima analisi, è un ballo. Cabrera ha offerto a un pubblico interessato e incuriosito un eccellente intervento culturale, uno sguardo attento e autentico sull’argentinità e l’identità argentina, delineandone tratti e peculiarità, e descrivendo le fasi storiche che dal 1850 in poi hanno contribuito, attraverso i fenomeni d’immigrazione, alla costruzione della cultura tanguera e della vita porteña, la vita di Buenos Aires.

Fernando introduce il suo discorso offrendo un chiarimento storico e smontando gli stereotipi che si sono costruiti e fortemente radicati in Europa attorno al fenomeno tango: il tango come “cartolina”, fatto di “calze a rete e rose rosse”, è un’immagine totalmente falsa che preclude la possibilità di comprendere quanto altro c’è dietro al tango. Il Maestro, con una narrazione attenta e dettagliata, spiega al pubblico la vera storia di un popolo, la sua musica, la sua evoluzione, le sue contraddizioni, la sua letteratura, la sua poetica, il suo linguaggio, quello porteño (del porto): illunfardo, che Fernando non ama definire dialetto, nè tantomeno slang. Termine che lui stesso rifiuta in quanto inglesismo, inadeguato a descrivere un modo di parlare che è molto di più, è contaminazione, mescolanza di lingue e dialetti, tra cui l’italiano e il napoletano, che hanno contribuito nei decenni ad arricchire la “parlata” porteña.

A offrirne un esempio pratico sono stati due musicisti argentini, la voce di Juan Tomàs Ortiz e ilbandoneon di Javier Salniski, che si sono esibiti in un “intraducibile” brano che racchiude tutto ciò che storicamente appartiene a questo patrimonio lessicale, un vero e proprio documento delle infinite possibilità linguistiche del lunfardo: “Milonga Lunfarda”.

Il Maestro analizza infine una celebre frase del poeta Enrique Santos Discèpolo, con la quale da sempre s’identifica e rappresenta il tango: “Il tango è un pensiero triste che si balla”. Anche in merito al sentimento della tristezza Cabrera ci offre una delucidazione più che valida, scardinando un altro stereotipo, spiegando come la tristezza da sentimento di rassegnazione diviene gioia attraverso una trasformazione e sublimazione di essa: la tristezza si supera nella musica e nel ballo, diventa sonorità e movimento, gesto ed emozione, diventa gioia, allegria, gioco e ironia, in una poetica del contrasto dove l’energia vitale trasforma qualcosa di negativo in positività.

Con molta poesia, ironia e senso nostalgico, Fernando parla al suo pubblico delle sue radici italiane, della sua identità, “delle note di Buenos Aires”, “di tutto quello che respira Buenos Aires”, delle potenzialità trasformative del tango, della magia dell’improvvisazione, di cui ci offre un esempio con un’esibizione che conclude l’evento culturale insieme a Fortuna Del Prete, in cui musicalità e “verità” si sono fuse sulle note di Zum di Osvalo Pugliese.

Fernando dichiara: “Il tango è l’opposto di ciò che dice”, frase che apre a riflessioni dialettiche dense di spunti. D’altronde il tango è ricerca, oltre che emozione, l’unica emozione che è diventata patrimonio culturale dell’Unesco. Anche questo deve far riflettere!

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