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Cronaca

Ultimo dell’anno al Bianchi, gli operatori sociali : “chiediamo garanzie per il futuro”

NAPOLI (di Daniele Pallotta) – Oltre 300 operatori socio sanitari si sono riuniti presso l’ex ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi per scambiarsi l’augurio di ritornare al proprio posto di lavoro, ma con maggiori garanzie contrattuali ed un incremento delle risorse. Gli operatori hanno brindato al nuovo anno, ripromettendosi di continuare l’occupazione di una parte della struttura del Bianchi fino all’ottenimento di un esito positivo delle vertenze con l’Azienda Sanitaria Locale e con la Regione.

Certificazioni di credito per sei mesi. Sergio D’angelo, presidente della GESCO, gruppo di imprese attive nel sociale, e portavoce del comitato “Il welfare non è un lusso”, considera un buon primo passo, ma non sufficiente,  quanto stabilito nell’ultimo incontro interistituzionale con i referenti di ASL Napoli 1, Comune, Provincia e Regione: “Nonostante la mancata retribuzione di oltre 300 operatori per gli ultimi 17 mesi, l’ultima decisione istituzionale ha previsto  il rilascio di certificazioni di credito  per soli sei mesi, esigibili solo presso gli istituti bancari. Questo significa che le Cooperative, già in gravi difficoltà per i ritardi dei pagamenti, dovranno accollarsi anche gli interessi bancari. In passato Federfarma attraverso ingiunzioni di pagamento e conseguente pignoramento dei beni delle ASL, ha ottenuto il pagamento dei debiti, ma ha aggravato la condizione finanziaria delle ASL, a causa degli interessi di mora e delle spese legali. Le cooperative non hanno scelto questa strada; e in ogni caso l’ultima legge finanziaria ha stabilito l’impossibilità di pignorare i beni delle ASL”.

Rischio di revoca della gara vinta da GESCO. Nel luglio 2010 la GESCO è risultata vincitrice di un bando di gara che prevede finanziamenti per un periodo di cinque anni. Sergio D’Angelo denuncia che “L’ASL si ostina a non riconoscere, nonostante la pronuncia del tribunale amministrativo, l’affidamento del contratto a GESCO; la stessa ASL ha avviato un iter di revoca di quel bando di gara. Questo ha provocato la chiusura, nell’arco di una sola settimana, di 46 servizi socio sanitari. Ora è avvenuta la riapertura provvisoria dei servizi. Ma i disagi già provocati e i rischi per il futuro sono gravissimi : operatori sociali con alle spalle anni di formazione senza lavoro, e migliaia di pazienti, tra cui tossicodipendenti e sofferenti psichici, senza assistenza.”

Nuovo utilizzo del Bianchi. D’Angelo afferma che “l’occupazione continuerà ad oltranza, fino allo stabilizzarsi della situazione. E chiediamo che il Bianchi, in quanto ex manicomio, venga assegnato dalla Regione e dalla Provicia a finalità di tipo socio assistenziale e di inclusione sociale, come previsto dalle leggi degli ultimi anni e come era nello spirito della legge 180.”

Manifestazioni pacifiche. L’occupazione del Leonardo Bianchi è iniziata il 9 dicembre. Si tratta, come spiegano gli operatori, di un ‘occupazione “aperta ai cittadini, ai quali non vogliamo provocare disagi. La struttura era praticamente inutilizzata.” Le manifestazioni pacifiche del comitato  sono proseguite durante tutto il mese di dicembre: il 14 hanno manifestato insieme agli studenti; il 21 al Vomero; il 22 in via Toledo. Il 23 mattina davanti al Museo Nazionale; la sera all’interno del Museo si sono verificati scontri tra studenti, che intendevano sostenere la causa dei lavoratori, e forze dell’ordine. Alcuni studenti hanno ricevuto manganellate, poi, anche grazie all’intervento pacificatore degli operatori sociali, lo scontro non è proseguito. Il 24 presso il Leonardo Bianchi è stato inscenato un “non cenone”, una lunga tavolata di piatti e bicchieri vuoti, il natale di chi ha perso lavoro e prospettive.

Le testimonianze degli operatori socio sanitari. Nella GESCO sono riunite oltre 30 cooperative, che operano nel campo dell’assistenza socio sanitaria, in particolare nell’area dell’infanzia e adolescenza, della responsabilità familiare, della disabilità fisica, della salute mentale, della terza età, dell’immigrazione, della dipendenza e degli interventi contro l’abuso. Tutte le cooperative hanno subito gli effetti dei tagli, tra cui la Dedalus, attiva nel campo dell’immigrazione. Enzo, operatore sociale della cooperativa il Calderone, racconta che “era riuscito il recupero parziale di un paziente schizofrenico, pericoloso per sé e per gli altri; a causa dei tagli per oltre una settimana è stato abbandonato a sé stesso”. Un altro operatore spiega: “sono venuto da Roma perché qui a Napoli, anche se il pagamento era inferiore, ho trovato maggiori stimoli e grande professionalità. Ora rischiamo di vedere riconosciute inutili le nostre competenze”.

Giovanni lavora per la cooperativa Alisei, nel centro di Salute Mentale di Scampia. In passato ha lavorato con Sergio Piro, nell’Ospedale psichiatrico del Frullone. “La prima reazione quando sono entrato è stata il panico, volevo fuggire, vedevo i pazienti completamente distaccati dalla realtà. Sergio Piro ha introdotto l’utilizzo di nuove professionalità, ad esempio legate al teatro o all’arte, per il recupero dei sofferenti psichici. Le persone in generale hanno l’idea che la malattia mentale sia qualcosa di distante da loro. Con il mio lavoro ho capito che tutti noi abbiamo problematiche psichiche, nei malati queste esplodono in maniera dirompente.” Giovanni è tra i realizzatori di un’opera, un manichino di cartapesta su un lettino, che vuole essere “icona della condizione dei malati di alcuni decenni fa, reclusi in manicomi- lager”. Anna, presidente del gruppo Zoone, racconta quanto sia importante per i malati “lavorare insieme, fare qualcosa uniti nella stessa direzione. Noi abbiamo organizzato molte mostre, di pittura e scultura. Se chiude il centro saremo abbandonati. Il centro dovrà rimanere aperto perché gli operatori sociali sono la nostra famiglia.”