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Economia

Regione e Province unite per creare occupazione

di Daniela Giordano

NAPOLI – Si è tenuto in settimana, alla Camera di Commercio di Napoli, il convegno “Osservare il lavoro per costruire l’occupazione: il modello Campania”, organizzato da Formez PA – centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle Pubbliche Amministrazioni – in collaborazione con Arlas Campania – l’Agenzia Regionale per il Lavoro e l’Istruzione – e la Camera di Commercio di Napoli. Inserito nell’ambito del progetto “Sviluppo di osservatori sui mercati del lavoro”, l’incontro è stato l’occasione per presentare le attività di coordinamento della Regione con le amministrazioni di Provincia, le associazioni di categoria, università e imprese in materia di informazione e reperimento dati sul mercato del lavoro, individuazione dei fabbisogni formativi e delle realtà positive che vanno a compensare le tanto note difficoltà strutturali nel settore dell’occupazione; attività svolte al fine di ottenere un corretto monitoraggio, un’approfondita valutazione sulle problematiche d’inserimento (in particolare, di donne e giovani), migliorare i servizi e potenziare l’organizzazione dei centri per l’impiego.

Il risultato principalmente applaudito all’apertura del convegno (dal Pres. Cam. Comm. Napoli, Maurizio Maddaloni; il Pres. Arlas, Pasquale D’Acunzi; Lonello Tronti, Dir. Gen. Uff. per la formazione del personale delle P.A. Dip. Funz. Pubbl.) è stato la capacità tra istituzioni, imprese e parti sociali di dialogare e fare rete. Una sinergia che ha portato alla creazione di un vero e proprio network interistituzionale che auspicano continui, dopo questi primi anni di sperimentazione, anche con le amministrazioni provinciali delle altre Regioni dell’Obiettivo Convergenza (Puglia, Calabria e Sicilia, oltre alla Campania). Senza un sistema che coordini dall’alto gli attori socio-economici e tutte le potenzialità del territorio, i fondi e la gamma di incentivi già esistenti, che vanno semplificati, le imprese non possono rendersi competitive e di conseguenza non creano nuovi posti di lavoro. Questo era l’obiettivo alla base dell’istituzione, in via sperimentale, degli Osservatori provinciali, come ha spiegato il responsabile del progetto Santino Luciani: fornire un metodo di dialogo alle Province duraturo nel tempo e che non si esaurisca allo scadere naturale del mandato elettorale, vanificando il lavoro fatto. Ciò naturalmente è possibile soltanto se, all’analisi dei dati, si affianca quell’elemento di “passione sociale” – come l’ha definito Loriano Bigi, Direttore Divisione III Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – quel senso di responsabilità che dovrebbe essere la caratteristica principale di un buon amministratore. “Misurare per decidere”, come ha ripetuto Arturo Siniscalchi – Direttore Area Politiche Settoriali Formez PA –, perché raccogliendo dati e tutte le informazioni utili ad avere un giusto quadro del settore occupazionale, nel proprio territorio di competenza, si è in grado di formulare corrette politiche a sostegno.

Allo stato attuale, il progetto ha portato alla pubblicazione del rapporto: “Mutamenti e Strategie di difesa dalla crisi – Rapporto sul mercato del lavoro 2012”, a cura dell’Arlas, che raccoglie la sintesi dei dati relativi al 2011 e al primo trimestre 2012 sul mercato del lavoro in Campania. Sintesi che al convegno è stata presentata dalla Direttrice Generale Patrizia Di Monte, uno strumento dalla evidente utilità come punto di riferimento che il riepilogo dei dati fornisce alle amministrazioni. E che ha presentato un quadro della situazione occupazionale in Campania, a mio giudizio, agghiacciante: se in tutto il 2011 ci sono stati flussi di movimento del lavoro dipendente pari a 1,4 milioni e cessazioni dei rapporti superiori alle assunzioni, va specificato che il saldo (cessazioni/assunzioni) può essere guardato da un’angolazione meno critica del solito perché la maggior parte di quelle cessazioni sono dovute a naturali scadenze di contratto, piuttosto che a cause straordinarie, come licenziamenti e casse integrazione.

Considerando la folta mole di contratti a tempo determinato, o a progetto, e tutto il lavoro precario che contraddistingue la capacità lavorativa della mia generazione e dei giovani in generale, non riesco ad avere la sensibilità di guardare da quell’angolazione meno critica il dato fornito. È di certo rassicurante assistere oggi a una migliore capacità di dialogo tra le istituzioni e le parti socio-economiche. Le stesse “Comunicazioni obbligatorie”, spiegate dai docenti ed esperti Sergio De Stefanis e Francesco Verbaro, sembrano validi strumenti d’informazione per la PA delle analisi statistiche utili poi alle politiche da formulare. Ma dopo le parole si deve passare necessariamente ai fatti e cioè andare a modificare la normativa nazionale del lavoro, riformulare la flessibilità del mercato. Altrimenti, l’importante ruolo riconosciuto agli Osservatori si svilirà nel momento stesso in cui, scendendo in trincea, ci si scontrerà con il potere delle aziende, le parti socio-economiche per intenderci, di stipulare con lo stesso lavoratore contratti a uno, due, tre mesi, rinnovabili fino a che il limite massimo (cioè quello che dovrebbe portare alla stipula del famoso tempo indeterminato) non conduca alla cessazione del rapporto dipendente. Per non parlare dei contratti a progetto o, ancora, il lavoro dipendente nei fatti spacciato dalle consulenze esterne.

Il convegno si è concluso con la Tavola rotonda tenuta dagli Assessori del Lavoro delle Province di: Napoli, Caserta, Salerno e Avellino, con la presenza dell’Assessore regionale Severino Nappi. Tutti d’accordo, in merito al ruolo positivo degli Osservatori nelle politiche del lavoro, perché elemento dinamico che non si riduce a mero contenitore di dati statistici asettici, ma che oltre a comunicare, obbliga a costruire cartografie a tema, interpretarle e, dunque, non ignorare il problema che emerge, ma analizzarlo e trovare soluzioni. Come ha dichiarato Nappi, a conclusione: “Gli Osservatori e il Rapporto sono quegli strumenti di cui la Regione Campania (forse per la prima volta) si è dotata come punti di riferimento per valutare al meglio il mercato del lavoro. Ti forniscono una strada che non va solo osservata, ma alla quale deve coincidere una rispondenza concreta nella realtà. Il lavoro svolto sin d’ora va continuato, soprattutto considerando le sfide della riforma Fornero”.

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