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“Nel campo delle viole”, il debutto di Sommaripa e Scherillo

NAPOLI (di Anita Laudando) –  Dal 2 al 5 maggio 2013 ha debuttato “NEL CAMPO DELLE VIOLE” di Diego Sommaripa e Ivan Luigi Antonio Scherillo presso il Theatre de Poche. La drammaturgia si avvale di più stili narrativi per non dimenticare i nomi, i volti e le coscienze di Antonio Landieri, Salvatore Nuvoletta, Simonetta Lamberti.

“Che è sta faccia?” “E’ a faccia e chi nun tene cchiù nu nome”.

Il capo delle violeSimbolo e sintomo del cattivo nerbo di nuclei sociali come la camorra o la mafia o la ‘ndrangheta, non importa il nome, se il triangolo della morte Nola-Acerra-Marigliano si riproduce in ogni anima disposta a concepire il valore della vita altrui come un semplice “aquilone di carta in un grande temporale”. Simonetta, uccisa a soli 11 anni è interpretata con grande sensibilità da CLAUDIA DE BIASE. Delicata e impertinente è il primo fiore che nasce dalla terra, crudele sepolcro dei suoi nuovi compagni di gioco: il giovane disabile Antonio, raccontato con dignità e forza scenica da EDOARDO SORGENTE, e FABIO PISANO nelle vesti del coraggioso carabiniere Salvatore.

I tre si presentano in accattivanti vesti surreali, ma la regia intelligente di Diego Sommaripa, estende la trama su più dimensioni interconnesse. Vita, morte e presente sono intorno al pubblico, perché è vero che “legheremo le nostre storie alle viscere della terra”; perché è legittimo che “la bellezza delle cose sta proprio nel vedere quanto sia vero ciò che vediamo”. E così l’onorevole (IVAN BORAGINE) e la sua donna prostituita al sistema (PAOLA ATTILIO) sono resi interessanti da ciò che in psicologia prenderebbe il nome di “Pensiero laterale, ovvero la regia ha permesso allo spettatore di osservare gli eventi da diverse angolazioni.

Ciò che non vediamo, ciò che è letteralmente dietro le nostre spalle, è rappresentato dal personaggio di Corrado in cui SALVATORE PRESUTTO interpreta, con singolare vitalità, rabbia e asservimento di chi non ha nulla da perdere, di chi ha “odiato ma mai vacillato”; di chi non ha potuto scegliere, ma sa cosa significa quando il destino di colui che crede di essere potente, per la propria furbizia e posizione sociale, diventa, invece, crudele di fronte alla solitudine.

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