Notizie dall'Italia e dal mondo

Cultura

Martha Nussbaum: Non per profitto

No-ProfitNAPOLI (di Bonaventura Franchino) – Nel suo ultimo libro, “Non per profitto”, da poco pubblicato anche da noi, la filosofa americana Martha Nussbaum sostiene che la diffusione delle discipline umanistiche è elemento fondamentale per le democrazie.

Assume questo concetto riferendo che tali discipline educano al pensiero critico, ad usare l’immaginazione, ad essere compassionevoli trasformando così ogni individuo in cittadino globale, in persona capace di avere una visione complessiva del mondo.

Nel suo testo la filosofa afferma che, per far funzionare bene una democrazia , è necessario che le capacità sopra indicate siano ben distribuite; difatti, ritiene necessarie, una notevole quantità di risorse interiori affinché si possa giungere a pensare che classe sociale, fama e prestigio non contano nulla mentre l’argomentazione è tutto.

Il genere di educazione cui l’autrice intende è quello basato sullo studio empirico, partecipativo fatto in classi con numero di studenti ridotto e metodologie didattiche ben mirate verso una educazione che insegni la bellezza ed il pensiero critico, che riformi i saperi al fine di promuovere umanesimo e logica, senza demonizzare il profitto che arriverà di conseguenza. Difatti, la Nussbaum ritiene che sono proprio le persone che hanno a cuore il profitto, a dover essere raggiunte e convinte. Se si  vuole una economia florida, è necessario che il mondo degli affari assorba il meglio che le discipline umanistiche possono offrire; infatti, il modello secondo cui il commercio e gli affari si sviluppano solo su tecnicismo ed applicazione di regole è falsa, in quanto è assolutamente fuorviante immaginare un incremento economico ignorando elementi fondamentali come l’immaginazione, l’indipendenza mentale, l’etica o la responsabilità sociale.

Una educazione, così come intesa, può validamente promuovere l’economia ed il profitto.

Il modello educativo cui l’autrice, evidentemente fa riferimento, non è di certo quello di solito praticato in nome delle discipline umanistiche ma è ben diverso.

Nell’affermare tale auspicio avverte che, fra gli ostacoli che possono incontrarsi, vi è certamente il terrore della banalizzazione; nei fatti, riferisce che ci si può trovare avanti ad una alternativa alquanto ardua e cioè se deve sposarsi la serietà e quindi rivolgersi agli addetti ai lavori ovvero parlare a tutti rischiando di dire solo banalità .

Il valore delle discipline umanistiche dipende dal ruolo che svolgono nella vita delle persone; può essere importante, perché aiuta ad affrontare problemi personali o perché stimola e favorisce intuizioni importanti nel campo dell’etica e delle emozioni;  può aiutare a costruire una corretta visione del mondo.

Tali materie possono assumere il ruolo di fondamento della democrazia e quindi promuovere l’economia, riuscendo a coinvolgere un pubblico sempre più vasto e diversificato. A tal punto appare di tutta evidenza la necessità che, al fine di ottenere un ruolo fondamentale, è necessario che le discipline umanistiche facciano i conti con la competizione e quindi diventino eccezionalmente abili nel coinvolgere le persone e nella comunicazione .

L’autrice conclude il suo lavoro con la invocazione di riforme tese a rendere le discipline umanistiche meno dogmatiche, sempre più eloquenti, più rivolte e concentrate sulle persone maggiormente vicine all’economia, predisposte e sensibili alle aspirazioni sociali.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.