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Enogastronomia

Ma cosa mangiavano Gesù e San Pietro?

NAPOLI (di Isabella Forte Nele) – Gesù, per i credenti volle farsi uomo, per i laici rappresenta certamente un rivoluzionario, fu, comunque, uno di noi. E allora, in quanto uno di noi, concedetemi la solita domanda del nostro piccolo viaggio nella cucina del tempo, ma cosa mangiava Gesù magari insieme a san Pietro? L’ultima cena, mirabilmente dipinta da Leonardo, è la rappresentazione di una convivialità che sa di fratellanza,di un condividere che la religione cristiana mette al centro della vita di ognuno di noi. Cosa, allora, gli ebrei condividevano sulle loro tavole al tempo dei dodici apostoli, quali erano i loro gusti in cucina?

PaneIl pane era il cibo principale, che poteva sostituire un pasto completo e non si tagliava, ma veniva spezzato. Esso era talmente essenziale, che Gesù parlò di sé come il “pane della vita”. Anche il latte era molto gradito ed usato, latte di capra, di pecora e di mucca. In Israele si mangiava poca carne, sia perché cibo di lusso, sia per le proibizioni della Legge. Il pesce, al contrario, era molto comune. Gli Ebrei amavano il miele e non conoscevano lo zucchero. Per quel che riguarda il sale, lo usavano come condimento, per conservare il cibo, per le sue proprietà medicinali e per le offerte sacrificali. Esso proveniva dalla zona del mar Morto o mar Salato. Anche olive, fichi, freschi e secchi,uva, melagrane, carrube, mandorle e pistacchi venivano consumati con piacere da questo popolo. Tra le bevande particolare, simile alla nostra birra, era la cervogia, una bevanda alcolica liquorosa fatta con datteri ed altri frutti. Gli ebrei preparavano due pasti al giorno:mangiavano una volta verso le 12 ed una verso le 18. I cibi si prendevano con le mani, senza posate. I banchetti, ricordiamo che gli ebri non amavano mangiare da soli, si svolgevano in genere di sera. Il posto d’onore era alla destra del padrone di casa. Quest’ultimo offriva l’ultimo boccone all’ospite per manifestare amore e rispetto: così fece Gesù verso Giuda (Gv.13:23-26).

Una cucina, dunque semplice e severa, ma nella sua semplicità, austera e grande, ben rappresentativa di un grande popolo.

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