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Lo Stato prima tratta, poi lo incrimina

ROMA (di Attilio Iannuzzo) – E’ il trattamento che talvolta è riservato ai latitanti, eppure “Genny la Carogna” è sempre rimasto a  Napoli, a casa sua. L’ordinanza di arresto arriva dopo mesi, per la precisione cinque. Qualcosa non quadra. Ma lo Stato, in quello scenario teso, non aveva “usato” quell’uomo per sedare gli animi? Per evitare il peggio? Perché nessuno dei presenti, prefetti, presidente del Consiglio, forze dell’ordine avrebbero potuto fare meglio”. ma lo Stato che stratta con un colpevole, non è anch’esso colpevole?

Gennaro De TommasoEmblematiche le parole della madre di Ciro Esposito, il ragazzo morto in seguito agli scontri prima dalla finale di Coppa Italia. “Sono indignata – ha detto – Invece di arrestare quelli che hanno partecipato all’uccisione di mio figlio, arrestano Gennaro che invece avrebbe dovuto avere un premio per quello che ha fatto, evitando altri incidenti”.

Ecco il quadro che il gip Rosaria Monaco fa di Gennaro De Tommaso: Leader incontrastato della tifoseria napoletana, capobranco di un gruppo che si muove secondo regole paramilitari e che asseconda i suoi ordini, anarchico che non riconosce l’autorità’ della polizia, fomentatore di istinti primordiali irrispettosi della comunità’ civica, soggetto carismatico che sa usare un solo linguaggio, quello della violenza, attraverso gesti e slogan che inneggiano alla violenza.

Gennaro De TommasoUn capo assoluto della tifoseria partenopea, secondo il Gip finito agli arresti domiciliari per resistenza a pubblico ufficiale (contestata ad altri quattro supporter, cui e’ stato imposto l’obbligo di firma in coincidenza con le partite in casa e fuori del Napoli) e violazione delle norme che puniscono l’istigazione al lancio di oggetti all’interno dello stadio e l’esibizione di magliette (nel caso specifico una con la scritta ‘Speziale libero’) che incitano alla violenza. Intanto resta il dubbio e lo sconcerto di tantissimi tifosi sulla linea seguita: “Si sta giocando col fuoco, – si legge in un tweet – l’ennesimo oltraggio alla memoria di Ciro Esposito”

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